Ieri sera, dopo la preghiera del Vespro all’Abbazia di Sassovivo è venuto il figlio di una donna che vive in una delle nostre parrocchie a Foligno e che frequenta spesso anche questa nostra fraternità per la preghiera. Sta per andare in Paradiso!

Con fratel Paolo siamo scesi all’ospedale ed abbiamo vissuto uno strano pellegrinaggio.

Strano anzitutto perché inizialmente non lo abbiamo pensato come tale.

Del resto Gesù aveva ragione quando raccontando la parabola del giudizio fa dire a tutti indistintamente: “quando ti abbiamo visto ammalato, nudo, in carcere?”. Non è così immediato riconoscere Gesù presente nei piccoli, nei poveri, negli ammalati.

Difatti noi siamo stati aiutati da Elena. All’inizio sembrava assente e assieme ai suoi familiari abbiamo pregato…poi Paolo con la naturalezza che lo contraddistingue ha sussurrato qualche parola nelle sue orecchie ed ha aperto gli occhi. A quel punto ci ha ringraziato della visita e ci ha parlato di bellissimi campi di fiori sui quali volerà non appena avrà “sciolto le ali”…ha ripetuto due volte l’espressione, perché Paolo l’aveva leggermente corretta secondo le parole di San Paolo: “sciolto le vele”; invece Elena sentiva che tra poco avrebbe avuto le ali sciolte.

Io devo confessare che la fede di Elena mi è sempre sembrata “esagerata” nel senso di tante esteriorità e manifestazioni che non sento vicine al mio modo di essere…però devo dire (e gliel’ho detto!) che la sua testimonianza davanti alla sofferenza e alla morte mi ha fatto vedere in lei una fede autentica e invidiabile (magari ne avessi un po’ della sua!). Davanti alla morte siamo autentici, siamo seri (come dice Totò nella bellissima poesia “a livella”), emerge la nostra vera immagine.

Elena ha mostrato a me e a Paolo il volto di Gesù ripetendoci: “sono serena, grazie”.

E così ci siamo accorti di essere in pellegrinaggio.

Lasciata la sua stanza ci siamo mossi verso altri due ammalati.

Luigi, poco più che quarantenne, padre di tre figli ormai grandi, nonno di Alessio, malato da anni. Ora è attaccato a tante macchine, soprattutto a quella che lo aiuta a respirare. Non siamo riusciti a svegliarlo, ma con la moglie abbiamo pregato un pochino.

Non sappiamo il perché del dolore, ma possiamo sempre vedere che produce frutti se apriamo gli occhi. I figli di Luigi sono cresciuti tanto in generosità e disponibilità proprio per la malattia del padre. La mamma si sente protetta dai suoi figli. Il secondo mi ha raccontato giorni fa di essere stato ai colloqui scolastici del fratello più piccolo e di averlo rimproverato e “costretto” a passare un po’ più di tempo sui libri: “devo fargli da papà”. Non lo lasciano un minuto e vivono con fede questo tempo. Luigi stesso alcuni mesi, dopo essersi svegliato da un mese di coma, mi ha raccontato di aver visto il Signore. Che dire?

Mistero del dolore.

L’ultima tappa della nostra via crucis ci ha portati da un nostro amico, anche lui sotto macchinario per la respirazione forzata. Gianni è uno dei nostri ospiti fissi del pranzo domenicale a Sassovivo e da qualche mese è in ospedale. Ha una certa allergia religiosa dovuta anche (secondo i suoi racconti) ad un’overdose assunta da piccolo in seminario minore. Anche lui ci ha stupiti.

Paolo, con la naturalezza di cui sopra, gli ha chiesto se voleva pregare e lo abbiamo fatto senza nessuna esitazione o perplessità da parte di Gianni.

Ti ringraziamo Signore perché ieri sera ti abbiamo visto tre volte…e solo perché siamo venuti via altrimenti chissà quanti altri incontri avremmo avuto con Te.

fratel Gabriele