La fraternità di Limiti di Spello è caratterizzata da una fisionomia “pastorale”.

Si trova nella casa canonica della parrocchia di Santa Croce, che è una delle tre affidate alla nostra comunità dei piccoli fratelli di Jesus Caritas nella diocesi di Foligno. È una casa alla quale siamo molto legati perché è stata la “culla” della nostra comunità.

Qui i fratelli Piero e Gian Carlo hanno mosso i primi passi (dopo un periodo a Casalecchio di Reno, vicino a Bologna) che hanno dato vita alla nostra famiglia religiosa al seguito di frere Charles. Difatti consideriamo la nostra data di nascita il 15 ottobre 1969, giorno della prima celebrazione eucaristica a Limiti.

Volendo usare un parolone che poi è molto di moda, potremmo dire che è la sede di una unità pastorale. Ma per noi la vera unità da coltivare è quella fraterna dalla quale poi quella pastorale viene spontanea. L’unità pastorale infatti spesso viene percepita dalla gente come una serie di acrobazie che consentono a dei preti di mandare avanti più parrocchie; dai preti è vista il più delle volte come l’unica possibilità di gestione che rimane vista la crisi vocazionale, ed è percepita come qualcosa di utile ma solo da un punto di vista pratico. Noi cerchiamo di vivere, secondo la nostra regola un’unione fraterna che poi si traduca anche in unità pastorale.

Ma è meglio entrare nei dettagli. Se si vuole “salvare” la vita fraterna quando si è inseriti nella parrocchia occorre aver chiara la sua “precedenza”. Ovvero occorre considerare la vita fraterna una “priorità pastorale”. Questo non è così facile e nel nostro caso se non ci fosse la regola a ricordarcelo e la revisione di vita a verificarlo ci si smarrirebbe subito. Per un parroco (e non parlo di uno qualsiasi, ma di me!) è facile pensare che una riunione sia più importante che stare a cena insieme o fare quattro chiacchiere, il nostro modo di pensare efficientista tipicamente occidentale ci ha contagiati anche come preti. In questo modello misuriamo la resa della nostra attività pastorale sulla base del numero di riunioni effettuate e sul numero di partecipanti e così ci imbarchiamo in una serie di impegni infinita!

Comunque, tornando alla vita fraterna come prioritaria, bastano le parole di Gesù a darcene la motivazione: “da questo sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri” (Gv 13,35). La vita fraterna è vista come il primo modo attraverso il quale annunciare Gesù al mondo! Del resto, anche quando ha inviato i settantadue discepoli in missione, Gesù vuole che parlino con la testimonianza di vita (di parole da dire ne lascia ben poche: “è vicino a voi il regno di Dio” ) e la prima è di essere mandati “due a due” (cfr. Lc 10)…anche a costo di rinunciare a ben trentasei destinazioni!

Fatta questa premessa, ecco la nostra vita: al mattino la giornata si apre con le lodi e l’adorazione eucaristica, nel primo pomeriggio celebriamo l’ufficio delle letture e l’ora media; questi i due appuntamenti di preghiera fondamentali. L’eucaristia la celebriamo assieme al vespro nelle parrocchie. Durante la giornata i nostri impegni sono per lo più determinati dalle attività parrocchiali, anche se Jonathan che è studente di teologia ad Assisi segue ovviamente le lezioni e scandisce le sue giornate con lo studio. Facciamo salvi praticamente sempre il pranzo e la cena come momenti di fraternità. È raro che salti un pasto insieme per motivi pastorali e se c’è da andare a cena da qualche famiglia partiamo tutti! Questo è un punto sul quale cerchiamo di essere fedeli anche a costo di molti chilometri da coprire per ritrovarci (tra le parrocchie e l’università)…ma è tempo e carburante speso bene, in nome della vita fraterna. Approfittiamo soprattutto dei tempi del pasto per comunicare fra noi, ma poi ci aggiungiamo le revisioni di vita (con cadenza quindicinale) e un momento lungo di condivisione della lectio divina al sabato durante la preghiera del mattino. A questo poi si aggiungono i momenti di condivisione con la fraternità di Sassovivo, concentrati al sabato e alla domenica.

Insomma, anche se con un po’ di acrobazie possiamo dire di riuscire a far salva la priorità della vita fraterna che poi è il nostro modo proprio da annunciare il vangelo al seguito di frere Charles.

Modo benedetto dalla Chiesa che ha approvato le nostre costituzioni e anche dal nostro vescovo che da poco ha fatto la visita pastorale in due delle nostre parrocchie e lo abbiamo sentito veramente in sintonia con il nostro modo di vivere. Che vogliamo di più?

fratel Gabriele