Ospitiamo con grande gioia un articolo di Jimmy, fratello di Oswaldo, che ci scrive dal Guatemala. La sua “Nazaret” ci parla.

Un giorno mia mamma mi disse: «Figlio, se tu avessi perseverato in seminario o con i piccoli fratelli in Italia, probabilmente ora non avresti così tante preoccupazioni, saresti un prete e vivresti più sereno e felice come i tuoi due fratelli consacrati». Sul momento ci rimasi male perché prima di tutto non mi piace il condizionale, e poi tali parole non mi hanno aiutato affatto a ridurre le mie preoccupazioni! Ma quel commento mi rimase impresso nella mente e per alcuni giorni ci ho pensato su.

Prima di bocciare in blocco le affermazioni della mamma ho pensato che fosse del tutto innocente in quanto non sa che cosa sia la vita religiosa: lei è convinta che essere un consacrato o un consacrata sia come trovarsi sul monte della Trasfigurazione e abitare in tre capanne in compagnia di Mosè ed Elia proprio come chiese Pietro a Gesù. Con questo non intendo dire che una vita del genere sia impossibile, ma penso che molta gente crede che noi che abbiamo scelto il matrimonio e la vita in famiglia abbiamo fatto la scelta più difficile e più sofferta.

Circa dieci anni fa ho avuto la gioia di vivere un periodo nella Fraternità dei piccoli fratelli di Jesus Caritas a Sassovivo, e non dimentico mai le parole di mio fratello, per tutti fratel Oswaldo: «Se scegli di vivere in Fraternità vi devi entrare ma con entrambi i piedi e non tenerne uno dentro e uno fuori, sarebbe causa di grande sofferenza soprattutto per te». Anche le sue parole mi sono rimaste nel cuore e ci pensavo su spesso, ma alla fine ho fatto la scelta “la più difficile” e ora sono sposato e quindi ho una famiglia!

Vorrei rivolgermi ai religiosi, ma soprattutto ai laici, anche a quanti non frequentano la Chiesa. Come direbbe Roberto Benigni «la vita è bella» e Madre Teresa di Calcutta ha scritto «la vita è come un gioco, basta che impari a giocare!». Io sono convinto che si possa vivere con molta più semplicità se ognuno mettesse in pratica i grandi valori e i principi che ci hanno trasmesso i nostri genitori e la Chiesa. Non parlo di cose complicate, ma semplicemente di quello che dice papà mio: «l’obbedienza figlio mio!».

Ora sono convinto che l’esperienza fatta in Fraternità ha segnato fortemente la mia vita e così mi sento in grande sintonia col messaggio spirituale di frère Charles. In quanto possibile cerco di fare il bravo, cioè quando mi ricordo! Forse ho capito che la vita diventa più semplice quando si cerca di fare la volontà di Dio, e sono ancora più convinto quando penso che anch’io sono stato ribelle lasciando la casa paterna come il Figliol prodigo, peggio ancora perché il protagonista della parabola se ne andò una volta sola e soltanto una volta dovette stare accanto ai maiali. Adesso ho compreso che non c’è posto dove si possa essere più al sicuro che rimanendo nelle cose di Dio cercando di essergli gradito e quindi la vita diventa più saporita e più gioiosa. Una volta non ero tanto d’accordo con fratel Carlo Carretto quando parlava della sua esperienza nel deserto, ma egli stesso mi ha risposto nel sul libro Il deserto nella città e così ho anche compreso che il deserto non è assenza di persone ma una presenza di Dio nella propria vita e che tutti abbiamo la possibilità di essere vicini a Gesù mentre lavoriamo, quando facciamo la fila negli uffici, quando facciamo la spesa, in mezzo al traffico, nella nostra vita quotidiana.

Non sono sicuro in quale misura ma certamente il messaggio così “alla mano” di Charles de Foucauld mi è di grande aiuto: la vita di Nazaret, la vita del carpentiere, la vita di Gesù nascosto in mezzo alla gente. Tante volte penso che questo luogo dove vivo, a Comalapa (Guatemala),  poteva essere abitato anche dalla sacra Famiglia e quindi essa avrebbe fatto le stesse cose che fa la gente normale: avrebbe avuto le nostre stesse preoccupazioni e vissuto le stesse sofferenze, ma avrebbe anche vissuto le stesse gioie e la stessa speranza. Vale soprattutto per me ora che grazie a Dio ho una famiglia, una casa e i miei impegni come tante famiglie comuni. Dio mi ha dimostrato per mezzo di tanta gente buona e brava che si sforza e lotta ogni giorno che possiamo migliorare ogni giorno.

Mi dispiace, cara mamma, ma questa volta mi sa che la pensiamo in modo diverso: non credo che solo i miei fratelli consacrati possano essere felici perché anch’io lo sono. Ho un lavoro, una bella famiglia, una casa, molti amici e soprattutto ho Gesù!

Jimmy Curuchich Tuyuc