«Sposa dell’eterno Re, ricevi l’anello nuziale e custodisci integra la fedeltà al tuo Sposo, perché egli ti accolga nella gioia delle nozze eterne».



Con queste parole del rito per la Professione perpetua l’arcivescovo di Fermo, mons. Luigi Conti, ha sigillato la risposta d’amore delle “nostre” due piccole sorelle, Rita e Paola. Infatti, lo scorso 29 ottobre, nel 125° anniversario della conversione di Charles de Foucauld, abbiamo partecipato all’intima, ma allo stesso tempo solenne, concelebrazione durante la quale l’arcivescovo ha accolto l’impegno definitivo delle due sorelle che, insieme a Diomira, vivono nella fraternità di Fermo.

L’inserimento delle piccole sorelle Jesus Caritas nella medesima chiesa locale è stata avvertita, fin dall’inizio, da tutti come una vera manifestazione del disegno provvidenziale di Dio. Dopo un periodo canonico di proba, ad experimentum, la Fraternità viene riconfermata in quanto si presenta, oggi, pienamente coinvolta nella vita quotidiana degli uomini e le donne, particolarmente mediante un servizio a favore dei meno fortunati. Tuttavia non è facile descrivere la propria “fisionomia” quando si tratta di una fraternità che si ispira al messaggio spirituale di frère Charles di Gesù.  Perché tutta la vita di frère Charles è stata una continua ricerca per vivere l’assoluto di Dio e la fraternità universale, nel contesto storico del suo tempo. Di conseguenza, nessuno è chiamato a riprodurre il medesimo stile di vita e gli stessi gesti del Padre de Foucauld. Ma ogni fraternità è chiamata a riviverne le intuizioni seguendo un cammino originale, in mezzo agli uomini e nel proprio tempo.

«Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» (Gv 12,24). «Il distacco da se stessi è la prima e fondamentale condizione per vivere la sequela di Gesù – ha sottolineato Mons. Conti nell’omelia – e senza di esso il rimanere vicino a Dio potrebbe essere un semplice nascondere la propria paura, ma solo la generosità personale potrà favorire il germogliare del piccolo seme». I primi frutti, a mio avviso, possono essere individuati già nella medesima consacrazione delle sorelle, in quel coraggioso «Padre mio, mi abbandono a te, fa’ di me ciò che ti piace» che continua ad essere una palese provocazione dell’amore di Dio manifestatosi in Gesù Cristo, segno di perenne contraddizione.

La Fraternità, seguendo la grande Tradizione del Chiesa e nello spirito del Beato Charles de Foucauld, è sempre alla ricerca dei voleri di Dio, una ricerca percepita come un bisogno continuo di donazione e in una quotidiana conversione. Infatti, dopo la conversione, o meglio ancora dopo l’incontro con Cristo, Charles de Foucauld fu profondamente segnato dallo spirito delle Beatitudini:

visse la povertà reale in tutti gli aspetti della sua vita, fino all’accettazione di una morte apparentemente inutile;

visse la castità come segno di amore indiviso con Gesù che lo rendeva partecipe della vita degli uomini e loro fratello;

visse l’obbedienza come ricerca della volontà del Padre e partecipazione al sacrificio di Cristo in una continua risposta alle diverse e mutevoli situazioni di persone e di ambiente;

sentì anche la fame e la sete di giustizia, tanto che volle farsi uomo di comunione fino alla persecuzione.

Tutto questo ideale, però, sarebbe impensabile senza un nuovo modo di comprendere la sequela: «La santità per i cristiani del terzo millennio – afferma Timothy Radcliffe – non è superare un esame di buona condotta, ma diventare sempre più simili a Dio». Nel linguaggio della Fraternità diremmo che non basta una semplice obbedienza alla regola, ma piuttosto è necessaria l’amicizia con Dio, amicizia che si esprime in un’amorevole “dialogo” con il Beneamato Fratello e Signore Gesù. Quando una risposta d’amore è approvata dai genitori, dagli amici della Fraternità e dalla Chiesa, siamo già sulla buona strada!

Fratel Oswaldo