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Nel Vangelo di Giovanni ha un posto singolare l’oggetto che è stato necessario a Gesù per asciugare i piedi degli apostoli dopo averli amorevolmente lavati: «Durante la cena […] Gesù […] si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi degli apostoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto» (cfr Gv 13,2-5).

Tanto che, ancora oggi, nella liturgia del giovedì santo nella Chiesa Latina, si ripete il gesto con precisione: il sacerdote si leva la casula e indossa questo semplice grembiule con il quale si appresta alla lavanda dei piedi.

Ma perché siamo a parlare di questo lino? Perché quest’anno, a seguito di una stupenda iniziativa della comunità Villa san Francesco di Pedavena (Belluno), la nostra piccola fraternità era presente nel carcere minorile di Casal del Marmo dove il Papa ha celebrato la Messa in Coena Domini nella quale ha ripetuto il gesto antico e altamente simbolico verso i ragazzi in detenzione. Il grembiule dell’ultima cena in questo caso è stato realizzato dagli ospiti della comunità Villa San Francesco tessendo insieme 720 fili diversi giunti da Nazareth, Betlemme, Tekoa, Tiberiade, Gerico, Gerusalemme, As-Samu, Hebron, Betania, Bet Hanina, Bet Jalla, Cana,… Il filo che hanno utilizzato per Nazaret è stato richiesto proprio a noi Piccoli Fratelli di Nazaret: si tratta di un filo bianco anch’esso pieno di storia per noi, perché rinvenuto tra il materiale utilizzato nell’antico laboratorio di riparazione di abiti gestito per decine di anni dalle Piccole Sorelle di Gesù.

Da dove nasce questa iniziativa? Dall’intento di rappresentare in quel tessuto i viaggi che Gesù ha percorso nella Terra del Santo e, aggiungeremmo pure, per stringere in legami indissolubili e pacifici i popoli che ora abitano questa terra e questi villaggi e città.

Ce ne eravamo ormai quasi dimenticati ma i responsabili della comunità Villa San Francesco non hanno mancato di comunicarci il successo della loro impresa. Con loro eravamo in contatto da anni, dai tempi del Bastone del Cittadino, anch’esso proveniente dal giardino della fraternità di Nazaret.

Vale la pena visitare il loro sito e prendere coscienza delle numerose e belle iniziative che vengono svolte nel contesto del recupero di molte persone in difficoltà.

Essere tessuti nello stesso grembiule ci ha fatto sentire più vicini a loro, ancora più impegnati in una missione di dialogo e di riconciliazione tra popoli diversi e chiamati una volta di più ad essere parte di quell’unica Chiesa che Gesù ha voluto e che ancora oggi rimane credibile, la Chiesa del grembiule.

fratel Marco