DSC_0013Questo, per la fraternità di Nazaret, è un periodo intenso anche sotto l’aspetto dell’accoglienza. Sono con noi da alcuni giorni Enrico e il nostro fratello Roberto, mentre da poco è tornato in Germania il carissimo amico Bernard.

Come abbiamo raccontato in diverse occasioni, ogni volta che qualcuno ci raggiunge per condividere un po’ del suo tempo con noi, non manchiamo di fare qualche visita nei luoghi santi, per unire alla dimensione fraterna la ricerca e la custodia del volto del Signore nella Terra sel Santo. Così abbiamo pensato di fare una capatina in Samaria rifacendo il percorso da poco fatto (e raccontato…) tra noi fratelli di Nazaret.



Ma ogni uscita ha sempre qualche cosa di speciale e di unico e la giornata di domenica lo è stata per diversi motivi.

Anzitutto l’invito alla comunione tra gli uomini anche se appartenenti a religioni diverse. Un benzinaio di Nablus, vedendo le nostre croci ci ha tenuto a farci una calorosa accoglienza, e mentre riempiva il nostro serbatoio ci ha lasciato questo semplice messaggio: «Pur essendo persone di religione diverse Dio è unico e tutti crediamo in lui. Ciò che conta è la pace vivendo gli uni accanto agli altri nel rispetto reciproco del proprio credo». L’impressione suscitata in Roberto è davvero convincente: una cosa fondamentale per abbattere le barriere è conoscersi. Anche il nostro Enrico ha sottolineato come il volto dei fratelli palestinesi non era quello di persone arrabbiate e diffidenti, soprattutto con gli occidentali, ma di persone aperte e disponibili all’incontro, all’accoglienza e al dialogo.

Così il nostro peregrinare nelle splendide colline della Samaria si è rivelato un’occasione per conoscere le persone, per scoprirne il luogo caldo del cuore in cui accolgono anche lo «straniero». Così è stato con il lavoratore che attraversava a piedi i campi attorno ai pozzi di Tel Dotan, così per il benzinaio di cui abbiamo accennato, così per il gestore del ristorante in cui abbiamo pranzato e per tutti gli altri che abbiamo incrociato.

DSC_0088La giornata si è magnificamente conclusa con la “storica” cena a casa nostra con Faysal e la sua famiglia. Sua moglie con i loro sette figli lo hanno accompagnato. Era la prima volta che la nostra amicizia si spingeva a tanto. Eravamo già stati a cena da lui nei mesi scorsi, ma il venire lui, un musulmano DOC, in casa nostra, fidandosi delle nostre attenzioni alle loro regole alimentari (no agli alcoolici e ad altri cibi), portandoci la sua famiglia tutta intera, è stato un segno di grande, enorme fiducia nei nostri confronti che ha contribuito a cementare il rapporto fraterno. Anche lui, senza saperlo, ha confermato i pensieri che ci hanno abitato nel corso di tutta la giornata: «La religione viene da Dio e la cosa più importante tra gli uomini è essere persone buone capaci di dare e ricevere fiducia».

E così dopo la cena, mentre molti dei figli giocavano a nascondino nel giardino, abbiamo preso il te insieme sotto il portico, come vecchi amici, come fratelli, come una sola famiglia che si riunisce per raccontarsi, per scherzare insieme, per gioire della presenza dell’altro.

Abbiamo di che ringraziare.

fratel Marco jc