DSC_0145Nelle ultime settimane ho trascorso un breve periodo in Italia passando per Sassovivo che, per noi Piccoli Fratelli di Jesus Caritas, rappresenta la fraternità «madre» dell’intera comunità.

Di tanto in tanto si avverte la necessità di staccare per ritrovarsi nella fraternità più grande che custodisce il servizio della comunione, lo sguardo più ampio sull’insieme dei fratelli. In termini un po’ formali si chiama «priorato», cioè il luogo dove vive il priore che presiede al servizio dell’unità.

DSC_0183Per noi Piccoli Fratelli di JC certamente non si tratta di un luogo di relazioni formali. Il fatto di non essere una comunità molto numerosa ci offre la possibilità di una conoscenza reciproca più approfondita e per questo anche le relazioni con i responsabili si fanno più fraterne. Si tratta così di un ambiente in cui ritrovare lo stile e i contenuti (quello che potremmo definire il «carisma») della nostra vocazione. In altre parole è un’immersione nella nostra autentica identità.

Quando si vive fisicamente molto distanti e per lungo tempo, si corre infatti il rischio di costruirsi una idea ed una concretizzazione di «piccolo fratello» incentrata sul proprio vissuto, sulle proprie idee e sui propri modi di vedere, perdendo di vista l’origine, la fonte, il principio.

Ritorno al «principio» dunque non come un rivolgersi al passato bensì come ritorno all’essenziale.

Il rapporto con la «casa madre», con coloro che hanno il servizio della responsabilità sull’insieme, con fratel Gian Carlo in particolare che si è trovato ad iniziare l’esperienza della nostra fraternità, è vitale, non secondario, non marginale. Ne abbiamo francamente bisogno.

Ho potuto trascorrere solo pochi giorni a Sassovivo ma sento che la gratitudine è il sentimento prevalente. Ho trovato una comunità calda e accogliente, che ha fatto spazio ad un fratello in moltissimi e spesso semplici e delicati gesti. Ho ritrovato fratelli che mi hanno fatto respirare il profumo dell’amicizia. Ho condiviso i miei dubbi, le mie gioie, le mie perplessità, le mie fatiche, i miei desideri, pensieri e progetti, con anche qualche correzione di «rotta», sempre utile e formativa.

In una frase un po’ ad effetto si potrebbe dire che è importante ritrovarsi per imparare a coniugare la vita al verbo futuro-plurale.

Se la vitalità di una comunità sta nel pensare al «futuro», la sua efficacia si riconosce nel pensare al futuro «in prima persona plurale». Sarà una deformazione dopo diversi anni passati a studiare una lingua, ma credo che in fin dei conti questa sia la grande sfida della nostra fraternità.

fratel Marco jc

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