DSC_0183È la Pasqua del Signore! E la Pasqua non si esaurisce in un solo giorno ma lo Spirito del Signore la spalma lungo i cinquanta giorni che portano alla Pentecoste. In questi giorni sentiremo ripetere spesso la parola di Gesù: «Vi do la mia pace» e «la vostra tristezza si cambierà in gioia»… (Gv 16,20). Come vedi Gesù ci dona la sua gioia e in abbondanza. Gioia che non è però spensieratezza o sfrenata immersione nel piacere, oppure una gioia costruita con un sorriso superficiale sulle labbra, gioia di una persona che ha perduto tutta la propria umanità, che ha assopito tutti i propri desideri e si è immersa in una «gioia celestiale» senza nessun riferimento alla vita in cui Dio ci ha incarnati.

Vivere la gioia di Dio non significa ignorare la propria vita, la propria umanità, non significa una sterilizzazione delle proprie esigenze: non significa un «nirvana inconscio» in cui tutti i problemi svaniscono; non significa soprattutto ignorare ogni persona, ogni avvenimento che può comprometterci o compromettere la nostra tranquillità. Vivere la gioia non significa non perderla mai, anzi perdere la gioia, come perdere la vita, significa ricuperarla, sempre più grande e sempre più intensa.

risurrezione iconaLa gioia è Gesù, è la persona di Gesù: conquistare la gioia è un atto di violenza, di coraggio, un atto forte che solamente le persone coraggiose possono attuare e sanno realizzare: il Regno di Dio è conquistato infatti dai violenti, da coloro che sanno camminare come «uomini in piedi».

Ci sembra impossibile, forse, per l’educazione assorbita, vivere la gioia in ambienti difficili, in luoghi in cui i problemi umani sono continuamente alla ribalta, in cui la lotta per la libertà e per i valori umani fondamentali, è il pane quotidiano.

Ancora maggiormente sembra impossibile vivere la gioia dove c’è il dolore, sofferenze, miseria, morte… Gesù invece ci ha assicurato che nessuno e niente potrà toglierci la nostra gioia e che guai a noi se restiamo turbati: san Paolo ha affermato che «né la sofferenza, né la morte potrà mai separarci dall’amore di Cristo (Rom 8,35)».

Ecco: amore e gioia sono la stessa cosa, sono termini che si possono addirittura scambiare. Leggiamo il capitolo 13 della prima lettera ai Corinti, sostituendo la parola amore con la parola gioia… è la stessa cosa. Provaci!

Soprattutto, credo, ci sembra impossibile vivere la gioia in una situazione di peccato forse perché non crediamo all’amore di Dio!

La gioia è insomma la consapevolezza della presenza di Dio in mezzo a noi: la gioia è un atto umano compiuto da Dio.

Noi sappiamo che domani saremo con Dio e quindi nella gioia, ma se viviamo già fin d’ora nel «domani», saremo già nella gioia: perché Dio è già con noi, anzi è il Dio con noi.

Hai capito perché Gesù dice a Filippo nel Vangelo: «Chi ha visto me ha visto il Padre. E chi crede in me, compirà anche lui le opere che io faccio, anzi ne farà di maggiori, perché io vado al Padre» (Gv 14,9)?

fratel Gian Carlo jc

S. Sisto 9-001