Il Sinodo si è concluso domenica 24 ottobre con la solenne concelebrazione eucaristica presieduta da Papa Benedetto.

Nell’omelia egli ha tenuto a sottolineare che “l’Assemblea Sinodale…ha tenuto sempre presente l’icona della prima comunità cristiana, descritta dagli Atti degli Apostoli: La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola (At 4,32).

Più avanti ha affermato: “ la preghiera comune ci ha aiutati ad affrontare le sfide della Chiesa Cattolica nel Medio Oriente. Una di esse è la comunione all’interno di ogni Chiesa sui iuris, come pure nei rapporti tra le varie Chiese Cattoliche di diverse tradizioni. […] Una più piena comunione all’interno della Chiesa Cattolica favorisce anche il dialogo ecumenico con le altre Chiese e Comunità ecclesiali.

Si è poi rivolto ai cristiani del Medio Oriente con le parole di Gesù: “non temere piccolo gregge, perché al Padre è piaciuto dare a voi il Regno” e ha proseguito ricordando che la Parola di salvezza che in queste terre ha risuonato e risuona è l’unica in grado di “rompere il circolo vizioso della vendetta, dell’odio, della violenza”. E parlando del tema angoscioso della mancanza di pace ha esclamato: “da troppo tempo nel Medio Oriente perdurano i conflitti, le guerre, la violenza, il terrorismo. La pace, che è dono di Dio, è anche il risultato degli sforzi degli uomini di buona volontà, delle istituzioni nazionali e internazionali, in particolare degli Stati più coinvolti nella ricerca della soluzione dei conflitti. Non bisogna mai rassegnarsi alla mancanza della pace”. Perché dalla pace nascono le soluzioni a tutti gli altri problemi, ha ancora sottolineato il Papa; compreso quello drammatico dell’emigrazione dal Medio Oriente. In questa opera di pace “alla cui realizzazione è chiamata tutta la comunità internazionale, i cristiani, cittadini a pieno titolo, possono e debbono dare il loro contributo con lo spirito delle beatitudini, diventando costruttori di pace ed apostoli di riconciliazione a beneficio di tutta la società”.

Il Papa ha poi toccato l’altro tema drammatico della libertà di religione e di coscienza: “un altro contributo che i cristiani possono apportare alla società è la promozione di una autentica libertà religiosa e di coscienza, uno dei diritti fondamentali che ogni stato dovrebbe sempre rispettare. In numerosi paesi del Medio Oriente esiste la libertà di culto, mentre lo spazio della libertà religiosa non poche volte è assai limitato. Allargare questo spazio di libertà diventa un’esigenza per garantire a tutti gli appartenenti alle varie comunità religiose la vera libertà di vivere e professare la propria fede. Tale argomento potrebbe diventare oggetto di dialogo tra cristiani e mussulmani”.

LE PROPOSIZIONI DEL SINODO

Le proposte scaturite dal Sinodo e presentate al Papa, divulgate in forma provvisoria, ufficiosa e non ufficiale, mettono al primo posto la Parola di Dio “anima e fondamento di tutta la pastorale”. Tra i molti suggerimenti per una più approfondita conoscenza e meditazione della Parola spicca l’idea di indire un Anno Biblico.

Seguono i tre temi su cui si sono sviluppati i lavori: 1- presenza cristiana in Medio Oriente; 2- la comunione ecclesiale; 3- la testimonianza cristiana: testimoni della Risurrezione e dell’Amore.

Vediamo tema per tema i suggerimenti principali.

1)      La presenza cristiana in Medio Oriente

Dopo aver sottolineato l’importanza delle Chiese sui iuris, viene presentato il “proprium” del seguace di Cristo: la condivisione della croce (propositio 5): “pur denunciando come ogni uomo la persecuzione e la violenza, il cristiano ricorda che essere cristiano comporta la condivisione della Croce di Cristo. Il discepolo non è più grande del Maestro (cf. Mt 10,24). Il cristiano si ricorda la beatitudine dei perseguitati a causa della giustizia che avranno in eredità il Regno (cf. Mt 5,10). La persecuzione tuttavia deve destare la coscienza dei cristiani nel mondo a una più grande solidarietà. Essa deve suscitare parimenti l’impegno a reclamare e a sostenere il diritto internazionale e il rispetto di tutte le persone e di tutti i popoli.

Occorrerà attirare l’attenzione del mondo intero sulla situazione drammatica di certe comunità cristiane nel Medio Oriente, le quali soffrono ogni tipo di difficoltà, giungendo talvolta fino al martirio. Occorre anche chiedere alle istanze nazionali e internazionali uno sforzo speciale per mettere fine a questa situazione di tensione ristabilendo la giustizia e la pace”.

Seguono poi le proposizioni che riguardano la terra e i suoi valori, la permanenza dei cristiani nei loro paesi, l’emigrazione e l’immigrazione. Al centro sta la propositio 9 sulla pace: “le nostre Chiese si impegnino a pregare e operare per la giustizia e la pace in Medio Oriente e si dedichino alla purificazione della memoria e alla promozione del linguaggio della pace e della speranza, invece di quello della paura e della violenza. Si appelleranno alle autorità civili responsabili perché applichino le risoluzioni delle Nazioni Unite relative alla religione, in particolare al ritorno dei rifugiati, allo statuto di Gerusalemme e ai luoghi santi”.

2)      La comunione ecclesiale.

Viene studiata sotto un triplice aspetto e in base a tale analisi si fanno proposte mirate.

a-      Comunione in seno alla Chiesa Cattolica (ad intra).

La propositio 16 esamina l’unità della Chiesa Cattolica in Medio Oriente pur nella sua varietà e suggerisce per il futuro strategie comuni che rafforzino e rendano più visibile questa comunione tra le Chiese sui iuris. Per questa comunione sono chiamate a dare il loro contributo positivo i nuovi movimenti ecclesiali e perciò “sono tenuti a vivere il carisma proprio tenendo conto della cultura, della storia, della liturgia e della spiritualità della Chiesa locale” (propositio 17). Altrettanto interessante è la propositio 18 che dice auspicabile l’estensione della giurisdizione dei Patriarchi orientali alle persone delle loro Chiese in ogni parte del mondo per mantenere la comunione dei fedeli orientali con le loro Chiese patriarcali e assicurare loro un servizio pastorale idoneo.

b-      Comunione tra vescovi, clero e fedeli.

Tra le varie propositio su questo tema particolarmente significativa la 24 sui laici: “per il battesimo i  laici partecipano alla triplice funzione sacerdotale di Cristo, diventano profeti, re e sacerdoti. Il Concilio Ecumenico Vaticano II ha riconosciuto il ruolo e la missione dei laici nel suo decreto sull’apostolato dei laici (“Apostolicam Actuositatem”). Il papa Giovanni Paolo II ha convocato un sinodo sui laici e ha pubblicato l’esortazione apostolica “Cristifideles laici” nella quale egli esprime la stima per “l’apporto apostolico dei fedeli laici, uomini e donne, in favore dell’evangelizzazione, della santificazione e dell’animazione cristiane delle realtà temporali” (n. 23). I padri sinodali si impegnano nella stessa linea, tanto più che in Oriente i laici hanno da sempre svolto un ruolo nella vita della Chiesa. Essi vogliono dare loro maggiore spazio nella partecipazione alle responsabilità della Chiesa ed incoraggiarli ad essere apostoli nel proprio ambiente e a testimoniare Cristo nel mondo nel quale vivono.

Altrettanto significativa la propositio 27 sulle donne e i bambini. “Le nostre Chiese adotteranno i mezzi idonei per incoraggiare e rafforzare il rispetto, la dignità, il ruolo e i diritti della donna. La dedizione competente e generosa delle donne al servizio della vita, della famiglia, dell’educazione e della cura della salute deve essere molto apprezzata. Le nostre Chiese favoriranno la loro integrazione e la loro partecipazione alla pastorale. I figli sono il coronamento del matrimonio e un dono speciale per il mondo. La Chiesa Cattolica e i genitori cattolici hanno sempre mostrato un interesse particolare per la salute e l’educazione di tutti i loro figli. Si dovrà fare ogni sforzo per salvaguardare e promuovere il rispetto dei loro diritti umani naturali, a partire dal momento del concepimento, per assicurare loro le cure sanitarie e un’educazione cristiana.

c-       Comunione con le Chiese e le Comunità ecclesiali (ad extra).

La propositio 28 sull’ecumenismo è particolarmente incoraggiante. L’ecumenismo, che i fedeli vivono nel quotidiano, viene recepito e sviluppato dai pastori con grande disponibilità e apertura. La propositio 29 chiede l’istituzione di una festa comune dei martiri per le Chiese d’Oriente e di preparare liste dei martiri, testimoni della fede di ciascuna Chiesa.

3)      La testimoinianza cristiana: testimoni della Risurrezione e dell’Amore.

Le propositio dal numero 30 al 38 riguardano i vari ambiti della formazione cristiana. La propositio 39 riguarda la liturgia, mentre le propositio 40-42 riguardano il dialogo interreligioso con giudaismo e islam. Riportiamo la 40 che dà i principi generali: “i Cristiani del Medio Oriente sono chiamati a continuare il dialogo con i loro concittadini di altre religioni, dialogo che avvicina gli spiriti e i cuori. Per questo sono invitati, con i loro interlocutori, al rafforzamento del dialogo interreligioso, alla purificazione della memoria, al perdono reciproco del passato e alla ricerca di un avvenire comune migliore. Nella vita di ogni giorno cercheranno l’accettazione mutua malgrado le differenze e opereranno per edificare una società nuova dove il pluralismo religioso è rispettato e dove il fanatismo e l’estremismo saranno esclusi. I padri sinodali raccomandano l’elaborazione di un piano di formazione al dialogo, sia negli istituti di insegnamento che nei seminari e noviziati, teso a favorire una cultura del dialogo basata sulla solidarietà umana e religiosa.

IL MESSAGGIO AL POPOLO DI DIO

Questi temi si ritrovano anche nel Messaggio finale del Sinodo. Naturalmente con un tono più appassionato e divulgativo.

Dopo aver guardato la storia di ieri e di oggi della Chiesa in Medio Oriente, il messaggio esamina le sfide e le attese che la coinvolgono, particolarmente il dramma del conflitto israelo-palestinese e le sue conseguenze, le sofferenze cruente del popolo iracheno e in esse il martirio di molti cristiani e la fuga coatta dalla propria terra, infine le relazioni tra concittadini cristiani e musulmani: “vorremmo qui affermare, nella nostra visione cristiana delle cose, un principio primordiale che dovrebbe governare queste relazioni: Dio vuole che noi siamo cristiani nel e per le nostre società del Medio Oriente. Il fatto di vivere insieme cristiani e mussulmani è il piano di Dio su di noi ed è la nostra missione e la nostra vocazione. In questo ambito ci comporteremo con la guida del comandamento dell’amore e con la forza dello Spirito in noi.

Il secondo principio che governa queste relazioni è il fatto che noi siamo parte integrale della nostra società. La nostra missione basata sulla nostra fede e il nostro dovere verso le nostre patrie ci obbligano a contribuire alla costruzione dei nostri paesi insieme con tutti i cittadini mussulmani, ebrei e cristiani”.

La seconda parte del messaggio è un ringraziamento e un incoraggiamento a tutti i fedeli prima di rivolgersi alle singole realtà che compongono il popolo di Dio in Medio Oriente. Senza dimenticare un caloroso e affettuoso incoraggiamento a coloro che sono in diaspora e il benvenuto sincero a coloro che sono immigrati qui, offrendo la massima disponibilità per ogni sostegno spirituale e materiale necessario.

La terza parte contiene il saluto alle Chiese Ortodosse e alle Comunità Evangeliche.

La quarta e la quinta riguardano la cooperazione e il dialogo con i concittadini ebrei e con i concittadini musulmani.

La sesta è un appello ai governi e ai responsabili pubblici e un impegno ad una partecipazione attiva al bene di questi “nostri” paesi.

La settima e ultima è un appello alla comunità internazionale, in particolare all’ONU perché “lavori sinceramente ad una soluzione di pace giusta e definitiva nella regione”.

Infine la conclusione: “noi condanniamo la violenza e il terrorismo, di qualunque origine, e qualsiasi estremismo religioso. Condanniamo ogni forma di razzismo, l’antisemitismo, l’anticristianesimo e l’islamofobia e chiamiamo le religioni ad assumere le loro responsabilità nella promozione del dialogo delle culture e delle civiltà nella nostra regione e nel mondo intero.

Conclusione: continuare a testimoniare la vita divina che ci è apparsa nella persona di Gesù”.

fratel Alvaro