La domenica delle Palme dà inizio alla Settimana Santa, il momento più importante di tutto l’anno liturgico. Noi che viviamo a Nazaret abbiamo la fortuna di poter partecipare ai riti propri di questo tempo in un luogo del tutto unico, per il solo fatto di vivere nella stessa terra dell’Incarnazione. Quest’anno Franklin, Giovanni Marco ed io, abbiamo avuto la possibilità di trascorrere questi giorni a Gerusalemme, vivendo tempi di preghiera e di fraternità e partecipando alle celebrazioni nei luoghi in cui i fatti stessi che si raccontano e si ascoltano sono avvenuti. Questo momento vogliamo però condividerlo il più possibile e così in questa settimana speriamo di potervi raccontare attraverso le immagini e le parole quello che di raccontabile ci capiterà.



Oggi, accompagnati da Paolo ed Enrico, siamo saliti, si proprio «saliti» come dice il Vangelo, a Gerusalemme per la festa di pasqua. Tra l’altro quest’anno la pasqua ebraica coincide con quella cristiana ed abbiamo la fortuna di rivivere con particolare fedeltà i fatti del Vangelo.

Colori, suoni, voci, canti, preghiere, balli, sono i contenuti della tradizionale processione che da Betfage porta alla porta dei leoni, quindi alla chiesa di sant’Anna a Gerusalemme. Un momento di festa emozionante per i tanti cristiani di Terra Santa e per i pellegrini che si uniscono a loro. Migliaia di persone percorrono quella strada che alcuni giorni prima della passione percorse Gesù in groppa ad un asinello, accompagnato dagli osanna del popolo che lo accoglieva come il Messia.

Oggi questo cammino è ripercorso da persone che non sono poi così diverse da quelle del tempo: gli stessi uomini e donne pronte ad entusiasmarsi per questo Fratello e Amico così speciale, ma che sono facilmente catturabili da tentazioni e stimoli che invitano a lasciare solo, alla sua sorte, il Figlio di Dio. Ma questo è l’essere umano e non ci deve stupire, mentre deve lascarci senza parole la grande bontà ed il grande amore di Dio che, nonostante tutto, da allora in poi, non ha mai smesso di stare vicino ai suoi amati fratelli e figli.

Così il nostro cammino festoso e orante ci ha condotto nella città vecchia in due ore, sotto il sole di un caldissimo aprile, ristorati di tanto in tanto da un venticello e da qualche benevola nuvola che alleviava i nostri passi. Ma la giornata splendida e la gioia dipinta sui volti ci ha fatto assaporare la bellezza dell’incontro con Gesù e il suo Vangelo. Musulmani ed ebrei hanno assistito, ai bordi della processione, con curiosità questo evento atteso da tutti.

Gruppi di pellegrini erano presenti da numerosissime nazioni. In particolare abbiamo accostato gruppi provenienti dall’Egitto, dal Cairo, e ci siamo sentiti particolarmente vicini a loro in questo momento. Simpatica la trovata di una fototessera con il proprio volto fissata sul rispettivo cappellino con l’intento di non smarrirlo durante il caldo pellegrinaggio.

Arrivati alla porta dei leoni ci siamo separati da Paolo ed Enrico che dovevano rientrare a Nazaret, mentre noi abbiamo proseguito per il sepolcro, dove abbiamo potuto sostare qualche attimo in preghiera nel luogo della risurrezione.

Sul fare della sera abbiamo recitato i vespri con il canto del Vexilla Regis, nella casa delle suore Vincenziane proprio di fronte all’aberrante muro che separa Betfage da Betania. Lì è stato particolarmente toccante il pensiero di Franklin che richiamava la grande distanza tra quanto vissuto nel pomeriggio e quel muro… Proprio Gesù che è venuto ad «abbattere il muro di separazione», lui che ha salvato ebrei e gentili ci richiama al valore inestimabile della pace.

Nel tepore e nella pace della sera ci siamo rivolti a Lui per invocare questo dono prezioso.  E ci accingiamo a vivere altri giorni speciali in sua compagnia.

fratel Marco