La doppia occasione della festa per la beata vergine Maria del Monte Carmelo il 16 luglio e di sant’Elia il 20, ci danno l’opportunità di un’escursione e di condividere così qualche notizia certo non esaustiva sui siti di questo sacro monte*.

Il «monte della vigna di Dio», questo significa il nome dall’originale ebraico, è una vera e propria catena collinare che si estende per ben 25 km da Haifa all’entroterra.

Nell’Antico Testamento il protagonista di queste zone del territorio di Israele è senza dubbio il profeta Elia. Al-Muhraqa (il sacrificio con il fuoco in lingua araba, cioè «l’olocausto») è la punta sud-est del monte dove, da un’altezza di circa cinquecento metri, si può godere di un magnifico panorama a quasi 360° sulla Galilea.

In questi luoghi secondo la tradizione si tenne la sfida tra il profeta e i 450 sacerdoti del dio Baal (I Re 18,16-40) e il conseguente massacro di questi ultimi. Sarebbe un errore valutare questo sanguinoso episodio con i criteri contemporanei infatti pur agendo su ispirazione di Dio i profeti erano anche figli “del loro tempo” e bisogna sempre tenere a mente il significato spirituale del gesto, la lode all’unico vero Dio.

Alcuni situano in questo punto anche l’incontro di Eliseo, successore di Elia, con la donna di Sunem e il miracolo del ritorno alla vita di suo figlio per opera del profeta (II Re 4,8-37).

Fonti ebraiche del medioevo testimoniano che questo luogo era venerato da parte di ebrei e musulmani già all’epoca; in seguito nel 1638 un frate carmelitano cita, a proposito del Muhraqa, la presenza di un altare con dodici pietre, di cui parla il I libro dei Re (18,31). Finalmente a metà del XIX secolo i carmelitani acquisirono il sito e vi costruirono un piccolo monastero e una cappella al posto dell’edificio precedente di epoca crociata. 

Attraversando il Carmelo per giungere sul mediterraneo all’importante porto e città industriale di Haifa, si attraversa un affascinante parco boscoso e si passa per i villaggi drusi di Daliyat al-Karmel e Isfiya.

Ed eccoci a Stella Maris il convento carmelitano di Haifa a 150 m sul livello del mare. Nel tempo i cristiani collegarono il Carmelo alla figura di Maria oltre che al profeta Elia. Nella tradizione infatti la nuvoletta che sale dal mare, segno della benedizione della pioggia dopo la lunghissima siccità nel Regno di Israele è figura di Maria che porta nel grembo il Salvatore, l’acqua che disseta e dona la vita al mondo. Ma ecco il testo biblico:

“Elia si recò alla cima del Carmelo; gettatosi a terra, pose la faccia tra le proprie ginocchia. Quindi disse al suo ragazzo: “Vieni qui, guarda verso il mare”. Quegli andò, guardò e disse. “Non c’è nulla!”. Elia disse: “Tornaci ancora per sette volte”. La settima volta riferì: “Ecco, una nuvoletta, come una mano d’uomo, sale dal mare”. Elia gli disse: “Và a dire ad Acab: Attacca i cavalli al carro e scendi perché non ti sorprenda la pioggia!”. Subito il cielo si oscurò per le nubi e per il vento; la pioggia cadde a dirotto. Acab montò sul carro e se ne andò a Izrèel. (I Re 18,42-45)”.

L’ordine carmelitano trova proprio tra gli eremiti che vivevano sulla collina di Haifa le sue origini: questi infatti ricevettero una prima regola dal patriarca Alberto di Gerusalemme (1206-14). Costretti a trasferirsi in Europa a causa delle conquiste saracene i carmelitani, con frate Prospero, potranno ritornare solo nel 1631 sul Carmelo. Del piccolo convento fatto costruire rimangono solo le rovine L’attuale chiesa della Stella Maris, posta in un luogo più elevato, è invece opera dei primi dell’Ottocento affrescata poi dal carmelitano Luigi Poggi dopo la prima guerra mondiale. Sotto l’altare maggiore (dove ovviamente campeggia la statua della Madonna del Carmelo) si trova una grotta che viene identificata con quella del profeta Elia.

Un’altra grotta, più grande e più vicina al mare è invece la cosiddetta Scuola dei Profeti: anche qui si conserva la memoria del profeta Elia, “Al-Khadr”, cioè “il Verde” (II Re 2,11). Fino a tempi recenti questa era meta di pellegrinaggi da parte di tutti i locali: ebrei, musulmani, cristiani e drusi, oggi è una sinagoga.

* Cf. H. Furst, G. Geiger, Terra Santa, ETS, Milano, 2017, p.85-92.