Giorno di grande festa al monte Tabor lo scorso sei agosto. La festa liturgica della Trasfigurazione vede radunata la comunità cristiana nel luogo in cui la tradizione ricorda questo fatto. Abbiamo già pubblicato un articolo a proposito di questo monte, ma oggi vogliamo condividere la gioia di aver partecipato alla memoria dell’evento straordinario in cui Gesù si rivela in modo speciale ai suoi tre amici e discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni. Con loro infatti sale sul Tabor e qui apre loro gli occhi per manifestarsi nel dialogo con la Legge (Mosè) e i Profeti (Elia).



La celebrazione presieduta dal Custode di Terra Santa, fr. Pier Battista Pizzaballa, è stata partecipata da numerosi cristiani di Israele, insieme a diversi gruppi di pellegrini che sono saliti in vario modo sulle cime del colle. Pullman organizzati, pellegrinaggi a piedi e c’era pure chi, dal giorno prima, ha pernottato in tende nei pressi del santuario, quasi dando seguito al desiderio di Pietro di fare lì tre capanne “una per te, una per Mosè e una per Elia” (cfr. Mc 9,2-8).

Era la prima volta per Franklin, Giovanni Marco ed anche per me che partecipavamo a questa festa. Sappiamo bene che essa è come un’immagine chiara della vita religiosa e di tutto quanto vogliono essere coloro che seguono Gesù nella strada dei consigli evangelici espressi nei tre voti. Per questo non abbiamo mancato di ricordare tutti i fratelli, come pure tutti i religiosi di Terra Santa e del mondo intero.

Dopo l’Eucaristia ci siamo incamminati nella tradizionale processione alla cappella cosiddetta dei “descendentibus”, una piccola chiesa che ricorda il momento in cui Gesù ha chiesto ai discepoli di non raccontare a nessuno quanto avevano visto fino al giorno in cui sarebbe risorto dai morti. Ora Gesù è risorto e possiamo certamente raccontare a tutto il mondo quanto, anche noi, abbiamo visto e udito.

fratel Marco