Anche quest’anno, per la grazia del Signore, abbiamo avuto giovani che hanno intrapreso il cammino del noviziato. Nel cammino della vita religiosa esistono varie tappe. La prima è quella del postulantato, un tempo lungo più o meno un anno, a seconda dei casi, nel quale il postulante incontra e impara a conoscere meglio la comunità e la comunità accoglie la persona verificando le sue intenzioni. Il secondo passo, molto importante, è quello del noviziato, della durata di almeno un anno, che per la nostra piccola fraternità inizia con la consegna del Vangelo e della croce, due elementi simbolici e molto significativi che esprimono in un gesto il senso stesso della vita religiosa.

Il noviziato, per noi Piccoli Fratelli di Jesus Caritas, ha nel suo DNA la possibilità e la necessità di trascorrere un tempo a Nazaret, nel luogo in cui si inseriscono a pieno titolo le intuizioni di fr. Charles. Così per diversi mesi, Franklin e Giovanni Marco, sono rimasti a Nazaret per approfondire il mistero della vita nascosta di Gesù e per apprendere l’arte della vita ordinaria seguendo Gesù nella sua città, nella sua casa e nella sua bottega, tra la sua gente, calpestando le stesse strade ed avendo di fronte gli stessi scenari.

Così, al termine di questo anno, in questa festa della vita religiosa che è la Trasfigurazione, Franklin condivide alcuni suoi pensieri, raccogliendo l’esperienza di tutto il tempo trascorso qui…

 

In questo giorno così importante per tutta la Chiesa, e in particolare per la nostra Comunità (basta dare un’occhiata al calendario delle nostre memorie comunitarie), desidero condividere con voi carissimi fratelli e amici alcune delle esperienze che mi hanno accompagnato e hanno segnato la mia vita in questo anno di noviziato. Non posso farlo senza accennare al brano del vangelo che oggi la liturgia della parola ci propone.

Innanzitutto c’è Gesù e poi ci sono anche i discepoli: Pietro, Giacomo e Giovanni. In questo periodo ci sono state tante persone che hanno saputo trasmettermi in diversi modi, “come lo Spirito permetteva loro di esprimersi”, la persona di Gesù. Potrei anch’io nominarle uno per uno ma non lo faccio perché il mondo non basterebbe a contenere tutti i libri! Forse esagero ma non è neanche una semplice metafora.

Andando avanti l’evangelista ci dice “e li condusse in disparte”. Quante volte mi sono sentito chiamato anch’io in disparte proprio da Gesù o da quelli che lo rappresentano per vivere dei momenti più intimi di rapporto con il Padre. Ma non è mia intenzione soffermarmi ora sul tema delle mie poche e assai distratte preghiere.

M’interessa il luogo dove Gesù condusse i suoi discepoli: “sopra un alto monte”. Sappiamo benissimo che i monti nella bibbia sono dei luoghi “privilegiati” per l’incontro con il Signore. Vorrei condividere un po’ con voi l’importanza che i luoghi, o meglio, i monti hanno avuto per me durante questo anno: quello delle beatitudini, il Tabor, il Sion (Gerusalemme) e il Sinai. Non posso a questo punto posticipare un sincero e umile GRAZIE ai fratelli che mi hanno dato queste bellissime occasioni di kairòs, senza dimenticare la loro presenza accanto a me in diversi modi. Ho anche la gioia di avere un compagno di noviziato: Giovanni Marco, con il quale abbiamo sempre camminato insieme e condiviso tante cose anche nel silenzio. Tutte quelle cime le abbiamo raggiunte insieme. Come non ricordare i tre giorni di eremo al monte delle beatitudini, le due volte che siamo partiti a piedi da Nazaret per andare al Tabor (una anche con Paolo), i giorni della settimana santa a Gerusalemme e poi la gran salita al Sinai? Come potete costatare nel mio camminare e salire i luoghi e le persone mi hanno aiutano a vivere e quindi a crescere nel continuo sforzo di mettermi all’ascolto della Parola del Padre nonostante le paure e le difficoltà nel capire e nel parlare (cf. Mc 9,6).

Ora che ho finito questo periodo qui nella Terra del Santo posso semplicemente ringraziare il Signore che mi ha permesso di sentire la sua voce attraverso questi luoghi, le persone, la bibbia…

Tutto questo ovviamente è stato reso possibile grazie alla disponibilità dei fratelli della nostra fraternità di Nazaret che hanno accolto me e Giovanni Marco: Paolo, Alvaro e Marco.

Anche se le mie parole non riescono a descrivere ciò che porto nel cuore e nella testa spero, così prego il Signore, che tutti questi semi possano portare frutto secondo la sua volontà.

Franklin.