gerusalemme settembre 10 078Gerusalemme si trova nuovamente al centro dell’attenzione dei media occidentali, a discapito della situazione ancor più grave e drammatica di Siria, Iraq ed altri stati. Scorrendo le notizie di telegiornali e testate giornalistiche italiane e non solo, si trovano un po’ a fatica informazioni sull’avanzata dell’ISIS e sulla tragica sorte di milioni di persone.

palestina 138Gerusalemme dunque. È ben nota l’escalation di violenza delle ultime settimane, tanto che è diventato non troppo sicuro neppure pregare, girare per strada, andare a scuola, aspettare l’autobus alla fermata… Insomma fare le cose più quotidiane e normali è diventato rischioso.

Prima ancora di arrivare a stabilire la responsabilità di chi ha iniziato questa nuova fase drammatica è certo che la politica della “sicurezza” di questo stato è fallimentare.

La domanda che gira sul web è se sia iniziata o meno la terza intifada (dopo quella del 1987 e quella del 2000), come viene riportato nell’intervista a Hamada Jaber in un interessante articolo (E’ la terza intifada? Di Michele Giorgio). Chi vive a Gerusalemme è convinto che sì, la terza intifada è in corso, con modalità differenti, in un modo meno organizzato e meno prevedibile. Non c’è più fiducia nella politica delle menzogne e delle parole non rispettate e la disperazione di anni di oppressione e di violenza porta a reazioni incontrollate e incontrollabili proprio perché provenienti dal tessuto della vita più quotidiana.

palestina 209Gli inviti delle organizzazioni più estremiste a seminare odio e ostilità non aiutano e gli esempi che arrivano dagli stati limitrofi alimentano la convinzione che l’unica strada percorribile sia la rivolta, magari con armi meno appariscenti (come coltelli o automobili impazzite), ma non meno sanguinose.

Un problema evidente è che gli estremismi esistono da entrambe le parti ma, come al solito, non si usano gli stessi pesi e le stesse misure nella valutazione, nella condanna e nella reazione. Da una parte si considera giusto radere al suolo le case dei parenti degli aggressori (puntualmente individuati, qualche volta “presumibilmente”) mentre se l’attentato avviene in senso opposto, si trova assurdo punire la famiglia intera per un delitto commesso da un individuo.

Non si ha alcuna intenzione di affrontare i veri problemi che stanno nel nocciolo delle questioni: rimangono irrisolti, e di conseguenza rimane irrisolta la rabbia, la diffidenza, l’odio e la vendetta.

Ancora una volta si presenta al mondo il volto sfigurato di una Gerusalemme abitata dall’ingiustizia e dalla violenza.
Timidamente alcuni stati stanno alzando la voce, tentando di riconoscere (comunque in drammatico ritardo) il diritto di un popolo ad esistere. Più la situazione non viene risolta nel cuore delle questioni e più le risposte estreme diverranno ordinarie e le posizioni immodificabili. È anche questione di tempo. Se il mondo continuerà a guardare senza intervenire con giustizia e determinazione, pace, shalom, salam, saranno termini inconciliabili con la Città Santa, cara alle diverse tradizioni religiose.

Ma del resto questo lo aveva predetto qualcuno di Importante circa duemila anni fa’…

fratel Marco jc