DSC_0180Sono in viaggio, solitudine nella moltitudine delle persone; ognuno perso dentro i fatti suoi. Cellulari, Ipod, Ipad, Tablet, smartphone, libri… Anche io con la mia musica che ha accompagnato quasi tutti i miei viaggi e il viaggio di una vita.

Non solo musica: libro e preghiera. Il Libro, la Parola di Dio, in italiano e in arabo (l’ho fatta passare sotto il naso dei checkpoint israeliani che, questa volta, non mi hanno torturato più di tanto).


Nel viaggio non sono io ad accogliere gli altri che vengono in casa ad incontrarci, ma sono gli altri che mi accolgono nel comune viaggio, circoscritto, da Tel Aviv a Roma.

Nella compagnia, stabilire un contatto, non è cosa facile. Soprattutto per me che ho tempi molto lunghi nelle relazioni e negli ambienti.

Condivido questo andare da soli insieme. Mi immergo nella preghiera, nella lettura, nella musica.

Scopro che la preghiera ha una storia che impregna il cammino dell’intera umanità. È la storia di che si è rivolto a Dio, autenticamente, esprimendo il suo GRIDO di pietà, spietato, per chiedere a Dio di essere Dio. «Se tu squarciassi i cieli e scendessi»… «Maranatha, Vieni Signore Gesù». Il grido di chi attende – più che una risposta – una presenza, una salvezza, una liberazione.

C’è u link tra la preghiera e il dolore/sofferenza. C’è un link tra preghiera e problemi seri della vita. C’è un link tra preghiera e futuro, tra preghiera e parusia. Una preghiera è vera solo nell’attesa.

Nel monotono e solitario andare si affaccia una bambina che crea scompiglio e contagia tutti quanti attorno a lei. Ognuno cerca di conquistare il suo sorriso spontaneo e coraggioso. Uno spiraglio di luce nel monocromo viaggio terra-cielo-terra, nel viaggio circoscritto e in quello senza fine.

I bambini, ancora loro. Loro sono la novità, la speranza. Ma anche loro conoscono il dolore, conoscono il patire e conoscono la preghiera.

La preghiera dell’infanzia, non la preghiera infantile, quella che dà le basi, che non è “roba da bambini”, ma che sgorga dagli occhi limpidi dei piccoli. Sboccia, germoglia, fiorisce e intanto scende nelle profondità dell’anima. Come si chiama quella preghiera? Che nome ha? …E la bimba, nel bel mezzo del corridoio gioca… Si chiama fiducia? Si chiama speranza? Si chiama attesa? Quando ancora il dubbio non aveva ancora scavato un solco profondo. …E la mamma prende la bambina, ma lei resiste, vuole giocare…

Cosa è rimasto di quella preghiera, di quei nomi? Li ritroviamo nei fili tesi e intrigati della vita cresciuta?

La preghiera di con-passione che non smette mai di essere ancorata al passato e al futuro. Il passato di quei contenuti fondamentali della preghiera dei piccoli. Il futuro della letteratura apocalittica, di una preghiera slanciata verso il giorno della fine dei giorni in cui Dio asciugherà le lacrime di tutti i disperati della storia… Con-passione perché tra quei “disperati”, poveri e oppressi, almeno in qualche istante ci siamo ritrovati anche noi. Istanti benedetti che ci hanno fatto accorgere di essere poveri; ci hanno aperto gli occhi, hanno ritirato i fili della fiducia, dell’attesa, della speranza.

«Se squarciassi i cieli e scendessi»…

Ora siamo noi a discendere. Dal cielo alla terra, quella italiana: Roma.

fratel Marco