Quante pagine sono state scritte e tutt’ora si scrivono su Gesù di Nazaret. Volumi e volumi, studi teologici, opere letterarie, saggi, articoli, scritti spirituali,… Tutto a partire da ciò che conosciamo di Gesù dai Vangeli, i quali ci raccontano con dovizia di particolari, soltanto degli ultimi anni della sua vita.

La parte più ampia del suo percorso terreno rimane nascosta ai nostri occhi e alle nostre orecchie. Eppure questo Gesù di Nazaret, come ogni uomo, ha vissuto tutte le sue tappe evolutive, dal concepimento all’età adulta e di tutto ciò abbiamo soltanto pochi flash dal racconto dei Vangeli dell’Infanzia in Luca, o qualche altra breve notizia in Matteo. La letteratura e il cinema – particolarmente – hanno favorito la creazione di un Gesù immaginario servendosi spesso dei vangeli apocrifi e altri testi extrabiblici elaborati dalla creatività e fantasia umane.

Gesù di Nazaret… Una città tanto cara alla nostra memoria di cristiani, ma al tempo stesso una città insignificante e sconosciuta al tempo di Gesù. Sappiamo con certezza che Nazaret non è mai citata nell’Antico Testamento. Non è legata a nessun avvenimento storico-salvifico. Nessun re, profeta, giudice, ha trovato in Nazaret un luogo di riferimento per la sua vita. Al tempo di Gesù non era neppure una città rilevante dal punto di vista sociale o politico. Era un piccolo villaggio, situato in una collina di Galilea, nel nord della Terra promessa. In questo villaggio di poche famiglie Gesù trascorre circa trent’anni della sua vita! Questo non può che lasciare sbalorditi.

Secondo Luca, Nazaret è il principio dell’incarnazione. Non è soltanto l’annuncio di un inviato di Dio ad una giovane ragazza ebrea, ma l’inizio della presenza “fisica” di Dio nella storia dell’umanità. Nazaret entra di diritto in questo processo in cui Dio si fa, in carne ed ossa, compagno dell’uomo. Nazaret, se vogliamo, è un altro nome per dire che Dio si è fatto uomo ed ha vissuto come ogni altro uomo.

Ancora Luca ci ricorda, dopo l’episodio di Gesù a dodici anni nel tempio, che “tornò a Nazaret e stava loro sottomesso” (2,39). E qui Gesù ha attraversato tutti i suoi processi di maturazione, in cui ha vissuto di famiglia, gioco, lavoro, preghiera, amicizie, relazioni, sorrisi, pianti, sudore, gioie e dolori. A Nazaret ha conosciuto le infinite sfumature delle emozioni che la vita umana può offrire e al tempo stesso la profondità del cuore dell’uomo. Se è vero che con l’Incarnazione Dio si è fatto uomo, è altrettanto vero che nella vita di Nazaret Dio è diventato pienamente, in tutte le dimensioni, fisica, psicologica e spirituale, uomo adulto.

Sappiamo così poco di questi anni, eppure Gesù passerà alla storia come “il nazareno”, come l’uomo di Nazaret. Scrive un teologo dei nostri giorni: “se dovessimo raccogliere tutte le immagini tratte dalle parole di Gesù e dalle sue parabole e le mettessimo insieme, avremmo un’ampia immagine della vita quotidiana della Galilea antica. Mentre stava crescendo, Gesù ha ovviamente avuto un occhio attento per osservare l’ambiente in cui viveva e ciò che ha visto o sentito lo avrebbe inserito nella sua predicazione del regno” (G. O’Collins, Gesù nostro redentore, La via cristiana alla salvezza, Queriniana, Brescia 2009, p.101).

Gesù si identifica con queste sue radici e con la vita trascorsa nella sua città. È la vita cosiddetta ordinaria, fatta di cose semplici e normali, nella quale si cresce e si matura; la vita che tutti noi conosciamo e viviamo e proprio perché è normale molto spesso ci appare incolore. Gesù si presenta alla storia dell’umanità come l’uomo della vita quotidiana e autentica. Proveremo allora ad accostarla questa vita “normale” di Gesù, proveremo a intuirla e gustarla a partire dalle sue parole, a partire dalle tracce che questa vita ha lasciato negli anni del ministero pubblico del Nazareno.

Sarà un viaggio in cui mettersi in ricerca di ciò che hanno significato per il figlio di Dio i lunghi anni trascorsi a Nazaret, ma sarà, ci auguriamo, pure un viaggio per rimettere al centro la  vita quotidiana di qualunque uomo o donna, le gioie, le fatiche, le relazioni, per ritrovare il senso profondo che le abitano, per connettersi in un modo più attento all’unica vera vita che si possa vivere: quella che viviamo oggi. Sarà come continuare a scrivere pagine nuove su quel Gesù di Nazaret, ma non su libri di carta, bensì sul grande libro della Vita nella storia ordinaria degli uomini.

fratel Marco