Alcuni anni fa nel cortile della fraternità di Nazaret ascoltai il racconto di un episodio riguardante la vita di Charles de Foucauld. Fu una Piccola Sorella di Gesù a dirmi che cosa accadde proprio lì dove eravamo seduti: fr Charles portò ad una clarissa un povero, che non indossava nulla, perché gli facesse un abito. All’obiezione di quest’ultima, quel giorno era infatti domenica, fr Charles rispose che la carità non fa mai festa.

La sorella cucì un abito al povero. L’altra Piccola Sorella che era con noi al termine del racconto sospirò e disse: “Ah la carità!”. Non è infatti facile dire che cosa sia la carità. O meglio, dire che cosa sia  o chi sia la carità è relativamente semplice; la carità è Gesù Cristo. Mettere in pratica questa affermazione nelle molteplici vicende della vita, di cui il racconto precedente è solo un esempio, è invece assai arduo. Lo stesso René Voillaume evidenzia come si possa strumentalizzare la stessa carità per i propri interessi. In una sua lettera scrive infatti: “la carità non è forse talvolta, per noi un semplice pretesto per concederci soddisfazioni?”. La carità può dunque diventare un semplice pretesto per concederci soddisfazioni. E’ questo, continua il padre, “il rischio della vita di Nazaret”; infatti noi “siamo in mezzo ad uomini per i quali i piaceri di questo mondo possono dare un senso alla vita”. E’ ovvio che per noi il senso alla vita lo può e lo deve dare solo il Vangelo. Ecco perché dobbiamo continuamente “riesaminare la verità del nostro distacco dalle cose e dagli esseri in vista di Dio …per appartenere a Dio totalmente”.

fratel Roberto