“È incredibile girarsi da una parte e vedere il mare, girarsi dall’altra e vedere il deserto!” È una frase del nostro amico Alessandro (da sempre “Ale”) che con la sua sposa Donatella (da sempre “Doni”) che sono venuti a trovarci nell’ultima settimana. L’occasione è stata il loro venticinquesimo di matrimonio. Ma procediamo con ordine.



Era il 19 marzo di quest’anno. Mi trovavo a Spezia e rientrando da una visita ai parenti camminavo lentamente verso casa. Dopo il ponte della Scorza mi sono imbattuto nella coppia che, altrettanto lentamente, risaliva la via che costeggia la stazione, rientrando a casa. Ale e Doni sono due vecchi amici conosciuti più di dieci anni fa nel mio primo incarico da vice parroco nella parrocchia di piazza Brin. Il saluto è stato pieno di affetto, come sempre. Ma in quella occasione scoprii che si stavano preparando a celebrare i 25 anni di matrimonio, precisamente il 14 giugno. La proposta è stata immediata: “perché non venite a trovarmi in estate in Terra Santa?”. Ovviamente la reazione è stata inizialmente titubante, ma la Doni ha avuto immediatamente un sospiro di desiderio profondo che diceva, anche senza parole: “magari!” Così ho capito subito che si poteva fare e, con l’aiuto della loro stupenda figlia, Sara, abbiamo in pochi giorni concluso l’organizzazione del viaggio.

Così, a distanza di pochi giorni dal grande evento, sono sbarcati all’aeroporto di Tel Aviv. Qualche attimo di smarrimento in aeroporto perché l’autista che doveva andare a prenderli (il sottoscritto…) aveva sbagliato l’ora di arrivo. “Niente male come inizio!” avranno pensato, ma per fortuna, al termine del loro “viaggio di 25° di nozze” possiamo dire che è stato l’unico contrattempo.

Non possiamo descrivere le espressioni di meraviglia, di gioia, di commozione, che alternativamente o insieme si sono dipinte di continuo nei loro volti. Forse le foto potranno rendere meglio questi sentimenti. A noi tocca descrivere brevemente le esperienze vissute insieme.

Il viaggio ha toccato i luoghi classici del pellegrinaggio cristiano in Terra Santa. Nell’ordine: il monte Tabor, il monte del Precipizio, Nazaret, Cana di Galilea, il lago di Tiberiade, il monte Carmelo, il Mar Morto, Gerico, Gerusalemme, Betlemme, Al Khalil (Hebron), Ain Karem, il museo dell’Olocausto.

Tra tutti i luoghi toccati ci piace metterne in evidenza alcuni.

Anzitutto la celebrazione a sorpresa del venticinquesimo di matrimonio a Cana, con relativo rinnovo delle promesse matrimoniali. Un momento intenso di preghiera e commozione nel quale abbiamo ricordato tutti i parenti e gli amici che hanno accompagnato la loro vita.

La salita a Gerusalemme ha visto una sosta nel deserto di Giuda, precisamente sul promontorio che dà sul monastero di San Giorgio in Kotziba: vista mozzafiato e soprattutto un buon thè caldo preso assieme a due amici beduini che abitano il deserto; una lunga chiacchierata con loro, nel silenzio che a tratti invadeva le pause tra le nostre parole; il senso di ospitalità profondo che ci hanno regalato i nostri nuovi amici Aid e Bilal; il racconto delle loro difficoltà in una terra ostile non tanto quanto lo Stato che li governa; il senso di pace in quel tempo trascorso all’ombra delle grandi arcate che fanno da atrio alla vista spettacolare.

La passeggiata spirituale nella Città Santa ha fatto senz’altro toccato nei loro cuori. Nonostante la fatica di una marcia quasi ininterrotta di otto ore, la commozione e la gioia hanno accompagnato i luoghi visitati: “mi sentivo gonfiare il cuore” è stata l’espressione usata da Ale nell’uscire dall’edicola del santo sepolcro. Pochissimi attimi che hanno lasciato il segno.

Anche la vista dei problemi della gente che vive in Israele e nel Medio Oriente ha fatto breccia: vedere i muri di separazione, i segni di discriminazione sociale, l’oppressione e la tensione che in certi ambienti si respirano ha senza dubbio offerto loro uno sguardo più preciso e meno filtrato dai mezzi di comunicazione sociale che imperano nel nostro mondo occidentale divulgando notizie falsate e senza dubbio di parte.

Al termine di questa bella permanenza si affaccia nei nostri cuori, come ogni volta, un velo di nostalgia, ma la consapevolezza che la fede, davvero, unisce e riduce le distanze, facendoci sentire una sola cosa, un solo corpo e quindi insieme, sempre, nel cammino della vita.

fratel Marco