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Sabato 11 ottobre, memoria liturgica di san Giovanni XXIII, papa, nella chiesa di Santa Croce in Limiti di Spello, il vescovo di Foligno, Gualtiero Sigismondi, ha presieduto la concelebrazione eucaristica durante la quale ha emesso la sua professione perpetua il nostro giovane fratello Marco Loponte nelle mani di fratel Gian Carlo Sibilia, priore.


Nel condividere alcune «perle e pensieri preziosi dal diario di papa Giovanni», il vescovo Gualtiero ha delineato le sette regole che ogni pastore dovrebbe osservare diligentemente per divenire un buon pastore. Innanzitutto «la fermezza di rendere grazie al Signore per il gregge che gli è stato affidato», perché la gratitudine per i propri fratelli e le proprie sorelle «è la colonna sonora della preghiera di intercessione». Ogni buon pastore – sempre citando papa Roncalli – deve «seguire con lo sguardo del cuore tutti coloro che gli sono stati affidati». Il buon pastore deve chiedere inoltre con insistenza «la fortezza di portare sul petto il peso che grava sulle sue spalle». E ancora deve avere «la fermezza di parlare al cuore di ognuno sollevandolo, portandolo per mano e accompagnandolo». Deve saper infine accompagnare ogni anima alla verità, anche rallentando il passo, perché «ogni anima ha la sua pienezza del tempo».

Gualtiero 2E con questo atteggiamento di gratitudine e di sguardo attento il vescovo ha parlato al cuore di quanti si sono dati appuntamento a Limiti di Spello, «casa madre» di Jesus Caritas, per rendere grazie al Signore per il sì definitivo di un nuovo piccolo fratello. Perché ogni sì, ha continuato il vescovo, «ma soprattutto il tuo sì, carissimo Giovanni Marco, è un salto in alto»; il nostro sì a Dio e ai fratelli «è l’espressione più alta della nostra libertà». Ogni sì «è uno sguardo aperto, è mantenere grande l’apertura del cuore». Infine sui consigli evangelici: i tre voti professati dai religiosi e le religiose sono «la povertà come libertà dalle cose, la castità come libertà dagli affetti e l’obbedienza come la libertà da te stesso nella fraternità in cui vivi».

La celebrazione è stata una grande festa che ha visto insieme, fra i primi, i genitori di fratel Giovanni Marco arrivati da Milano assieme a un nutrito numero di familiari, parenti e amici compresi alcuni presbiteri ambrosiani. Ugualmente sono giunte “delegazioni” dall’Irpinia e, oltre alle numerose famiglie di Limiti, c’erano i parrocchiani dell’unità pastorale san Giovanni XXIII (Borroni-Sterpete-Corvia), a cui si sono uniti diversi amici della Fraternità giunti da varie parti d’Italia. Non è fuori luogo ricordare qui che la chiesa dedicata alla Croce gloriosa a Limiti di Spello, sia stata la prima progettata e costruita dall’architetto Franco Antonelli, dopo il Concilio Vaticano II tenendo presente le nuove norme liturgiche appena emanate e nell’idea di Chiesa dei papi Giovanni XXIII e Paolo VI.

Dopo i dovuti ringraziamenti al termine della celebrazione, solenne ma allo stesso tempo sobria e familiare, siamo passati «dalla messa alla mensa». Avendo condiviso il pane del cielo perché non fare lo stesso col pane della terra… Ancora una volta i prodotti della campagna di Limiti, ma soprattutto l’accoglienza da parte delle famiglie, sono state le note principali che hanno animato la festa facendola diventare, non un comune epilogo, ma un concreto proseguimento della “eucaristia” quale rendimento di grazie. È stata l’occasione anche per salutarci a vicenda e – come succede in questi casi – per rivedere diversi amici che sono venuti per fare festa con noi e per dare il definitivo “benvenuto” a Giovanni Marco nella nostra fraternità.

fratel Oswaldo jc

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