Ognissanti 1Oggi 29 ottobre facciamo memoria della conversione del beato Charles de Foucauld. Quella mattina, «verso la fine di ottobre» (1886), Charles, per mezzo del sacramento della riconciliazione, incontra Colui che gli cambierà la vita per sempre, Gesù di Nazaret, e da allora non saprà fare altro che «vivere per lui solo». Ricordare tale avvenimento ci può aiutare a volgere il nostro sguardo alla solennità di Ognissanti ormai vicina…

«A che serve la nostra lode ai santi, a che il nostro tributo di gloria, a che questa stessa nostra solennità?». Queste parole di san Bernardo che la liturgia ci ripropone nella solennità di Ognissanti ci ricordano la necessità di dare il giusto significato al tema della Comunione dei santi e di ricondurre questa, e ogni celebrazione liturgica, all’unica sorgente: la Pasqua. «Dalla Pasqua scaturiscono tutti i giorni santi», si proclama nella solennità dell’Epifania, «anche nelle feste della santa Madre di Dio, degli apostoli, dei santi e nella commemorazione dei fedeli defunti, la Chiesa pellegrina sulla terra proclama la Pasqua del suo Signore». Una comunione che consiste nel adorare il Santo: «I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Ti acclama il coro degli apostoli e la candida schiera dei martiri; le voci dei profeti si uniscono nella tua lode, la santa Chiesa proclama la tua gloria» (Te Deum).

Ognissanti 3«La santità della Chiesa è la sorgente della santificazione dei suoi figli, i quali, qui sulla terra, si riconoscono tutti peccatori, sempre bisognosi di conversione e di purificazione» (Compendio, 165). Tutti sono quindi chiamati alla santità, a diventare «concittadini dei santi e familiari di Dio» (Ef 2,11-22); ma il discepolo di Cristo sa che Egli è «la via, la verità e la vita» (Gv 14,6), e trova nella liturgia «il culmine e la fonte» della vita della Chiesa e di ogni santità. San Giovanni Crisostomo, nelle sue omelie, invita i singoli cristiani a considerare «con chi innalzi quel mistico canto, con chi formuli l’inno tre volte santo. Mostra ai profani che hai celebrato i sacri riti con i serafini, fai parte del popolo celeste, sei ascritto nel coro degli angeli, ti sei intrattenuto con il Signore, ti sei incontrato con Cristo». Se ci metteremo in questa disposizione non ci sarà bisogno di tanti discorsi ma parlerà la nostra vita: « Se infatti la beltà del corpo esercita una potente attrattiva su chi la vede, la bellezza dell’anima può impressionare assai più lo spettatore e incitarlo a uno zelo simile».

«Guardiamo i santi – è l’invito del beato Charles de Foucauld –, ma non attardiamoci nella loro contemplazione, contempliamo con essi Colui la cui contemplazione ha riempito la loro vita, approfittiamo dei loro esempi, ma senza fermarci a lungo nel prendere per modello completo questo o quel santo, e prendendo di ciascuno ciò che ci sembra più conforme alle parole e agli esempi di nostro Signore Gesù, nostro solo e vero modello, servendoci così delle loro lezioni, non per imitare essi, ma per meglio imitare Gesù». La santità cristiana appare, dunque, come una partecipazione alla vita di Dio, che si attua con i mezzi che la Chiesa ci offre, in particolare con i sacramenti. La santità non è il frutto dello sforzo umano che tenta di raggiungere Dio con le sue forze; essa è dono dell’amore di Dio e risposta dell’uomo all’iniziativa divina. «Un cristiano che vive il vangelo è la novità di Dio nella Chiesa e nel mondo» (papa Francesco).

fratel Oswaldo jc

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