Cari amici e lettori,

È appena uscito il nuovo numero della rivista trimestrale di spiritualità “Jesus Caritas” (148/ottobre 2017). L’insieme dei contributi vorrebbe essere un piccolo apporto alle celebrazioni del V centenario della Riforma e Controriforma che le Chiese stanno celebrando, ovviamente i singoli articoli si ispirano all’esperienza di fr. Charles di Gesù, alle sue intuizioni e alle testimonianze degli uomini e donne che hanno cercato di seguire le sue orme. Ci convince la comprensione che la Chiesa (cattolica) ha di se stessa, quella cioè di essere “semper reformanda”, alla ricerca della «verità tutt’intera», tanto più se teniamo presente l’intensa opera riformatrice iniziata dal Concilio Vaticano II e portata avanti oggi da papa Francesco e con lui da tanti discepoli e discepole del Signore. La storia della Chiesa – sostiene il cardinale Kasper – ha conosciuto tre periodi consistenti: la cattolicità = universalità (patristica e Medioevo), la confessionalità = particolarità (Riforma-Controriforma) e la ecumenicità (il nostro tempo) che potremmo comprendere come la riscoperta della cattolicità originaria che coinvolge tutto l’ecumene cristiano, cioè tutti i battezzati.

Alla radice di ogni annuncio e, anche di ogni divisione, vi è il tema della Salvezza. Chi sono coloro che si salvano? Alcuni, molti, pochi? «Fuori dalla chiesa non c’è salvezza», affermava l’assioma classico risalente al V secolo… «Dio ci accoglierà tutti in Paradiso», è l’espressione forte e scandalosa per l’epoca di Charles de Foucauld, eppure carica di verità: Gesù ha dato la vita per tutti. D’altronde, sappiamo come già san Paolo, lo stesso Pietro, Giacomo e gli apostoli, facevano fatica a comprendere tale mistero. Ma se la salvezza non doveva essere un privilegio del solo Israele, non lo può essere oggi per la sola Chiesa. Il desiderio di fr. Charles di «lavorare per la salvezza di tutti gli uomini» è l’eredità spirituale per noi: «Amare il prossimo, cioè tutti gli esseri umani come noi stessi, è fare della salvezza degli altri e nostra, l’opera della nostra vita». Parole che ci ricordano il grido “tremendo” di Francesco d’Assisi: «Voglio portarvi tutti in paradiso»!

Charles de Foucauld ha la certezza, data dalla fede, che Dio, nella sua bontà, «accoglierà in paradiso coloro che sono stati buoni e onesti» – è la testimonianza del dottor Dautheville – e aggiunge «senza bisogno che siano cattolici romani». «Voi siete protestante, Tessère è incredulo, i Tuareg sono musulmani» chiarisce Charles… e noi potremmo continuare con un lungo elenco di situazioni illegittime. Eppure, solo Dio potrà aprirci le porte del paradiso; e quanti avranno vissuto una vita onesta, nella ricerca del bene, si potranno presentare a Lui con la consapevolezza di aver fatto tutto ciò che potevano per vivere la vita al meglio. Imitando l’apertura del cuore di Dio, il solo a conoscere le nostre sofferenze e la nostra fede, potremo anche noi andare incontro ai fratelli senza giudizio, desiderando il loro bene e contribuendo a realizzarlo. Questa prospettiva può aiutare quanti appartengono alla Chiesa a guardare ogni uomo e ogni donna con uno sguardo diverso: non escludente in quanto “non come noi”, ma accogliente, perché «Dio ci riceverà tutti, se lo meritiamo».

L’esperienza che fr. Charles fa di Dio, della sua misericordia senza limiti verso quanti si accostano a Lui con un cuore umile, l’ascolto profondo della vita buona e onesta delle persone, lo portano proprio a questa consapevolezza: Dio è più grande dei nostri criteri di giudizio, conosce il cuore di ogni persona, e percorre strade diverse per condurli alla salvezza. Si tratta di una salvezza universale, una possibilità da giocarsi data a ciascuno nella situazione di vita in cui si trova. È una salvezza che non può essere racchiusa nei confini della Chiesa cattolica romana, anche se a volte siamo portati a pensare che solo in un cammino “regolare” si può dare la salvezza.

Charles de Foucauod, che amava “i suoi” tuareg, era preoccupato della loro salvezza, e la fede nel Dio misericordioso, che «guarda il cuore e non l’apparenza», gli faceva attendere fiducioso. La causa della felicità di Charles è l’altro, purificato da ogni elemento, il Dio presente nella ferialità da amare con tutta la forza, quella dei tuareg. Per Charles quell’amore per Dio si è fatto amore per il prossimo, al di fuori di ogni rivalità. Quanta vera amicizia ha provato Charles da quei tuareg infedeli!

Concludendo, potremmo dire che è proprio dall’incontro con la persona di Gesù, dalla comprensione del mistero d’amore racchiuso nel suo sacro Cuore, che nel cuore di fr. Charles nasce la sete e il desiderio di salvezza per ogni uomo. È il cuore di Gesù, che pulsa per tutti gli uomini, ad aprire gli orizzonti di Charles alla fraternità universale… «perché siano una cosa sola… e il mondo creda» (Gv 17,21). La passione per ogni uomo trova il suo fondamento nel cuore stesso dell’Amatissimo Fratello e Signore Gesù, sorgente di misericordia, conversione e riconciliazione.

I nostri sinceri ringraziamenti a quanti leggeranno il nuovo numero di “Jesus Caritas”, e soprattutto a quanti ci aiutano a portare avanti questo piccolo servizio promovendo la rivista e rinnovando il proprio abbonamento!

fratel Oswaldo jc