Il profeta Isaia, intorno al 730 a.C., aveva predetto: “In passato (Yahwé) umiliò la terra di Zabulon e la terra di Neftali, ma in futuro renderà gloriosa la via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti.

Il popolo che camminava nelle tenebre

Ha visto una grande luce,

su coloro che abitavano in terra tenebrosa

una luce rifulse (Is 8,23; 9,1)”.


Matteo riprende questo testo per spiegare la scelta da parte di Gesù di lasciare Nazaret e trasferirsi a Cafarnao per farne il campo base della sua missione evangelizzatrice: “quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato si ritirò nella Galilea, lasciò Nazaret ed andò ad abitare a Cafarnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zabulon e di Neftali, perché si adempisse quanto era stato detto dal profeta Isaia: «terra di Zabulon e terra di Neftali, sulla via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti! Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta». Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi perché il Regno dei cieli è vicino»” (Mt 4,12-17).

Il “mare di Galilea”, o lago Kinneret, per la sua forma simile ad una cetra, o lago di Genesaret, o lago di Tiberiade, come via via viene chiamato, è stato testimone di molta parte dei miracoli e dei discorsi di Gesù.

Sulle sue sponde settentrionali si specchiavano luoghi resi famosi dalle pagine dei vangeli: Cafarnao, Corazim, Betsaida, Kursi, Tabga, il Monte delle Beatitudini, Dalmanuta, Genesaret, Magdala, Tiberiade. Anche se quest’ultima città, costruita da Erode Antipa per farne la sua residenza, non sembra essere stata frequentata da Gesù, che doveva guardarsi da quella “volpe” che aveva già eliminato il Battista.

Proprio in tali luoghi Gesù tenne i due discorsi fondamentali sulle Beatitudini e sul Pane della vita, quello ricco di parabole pronunciato dalla barca di Pietro e quello sulle esigenze e le conseguenze della missione.

Qui i discepoli hanno imparato il “Padre nostro” dopo che Gesù aveva passato la notte in preghiera nella grotta dell’ ‘eremos’. Qui sono avvenute le guarigioni del paralitico, della suocera di Pietro, dell’emorroissa, dei due ciechi, del servo del centurione, dell’indemoniato posseduto dalla legione di demoni finiti in acqua con i porci, la resurrezione della figlia di Giairo, la tempesta sedata, la moltiplicazione dei pani, la pesca miracolosa. Qui la scelta degli apostoli, l’apparizione a Pietro e compagni, tornati a pescare dopo la Resurrezione e la conferma a lui della guida della comunità apostolica e della Chiesa e, infine, qui, secondo Matteo, Gesù lasciò l’ultimo messaggio: “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco io sono con voi fino alla fine del monto” (Mt 28,19-20).

Oggi su quelle sponde si specchiano solo Tiberiade e Magdala. Di Cafarnao, Corazim, Betsaida, Kursi e Genesaret restano solo le rovine. I pellegrini possono pregare nelle chiese che ricordano i fatti salienti, ma, soprattutto, se non c’è ressa e il silenzio è profondo, possono trovare angoli, specie sulla riva, in cui si respira la stessa atmosfera che emana dalle pagine del Vangelo. Difficile incontrare luoghi dove pregare e pensare cose buone come succede qui. E a volte puoi provare la bella sensazione che il Maestro possa venirti incontro da un momento all’altro. Come allora.

Per coloro che esperienza non hanno potuto farla proveremo a presentare queste località tanto amate da Gesù.

fratel Alvaro