È sorprendente come l’idea di un Santo possa conservare attualità e freschezza a distanza di secoli! Mi riferisco al pellegrinaggio delle sette chiese che San Filippo Neri organizzava per far passare un carnevale diverso e lontano dai bagordi ai ragazzi che frequentavano l’Oratorio. Cosa può avere di così affascinante camminare per una mattina sana sotto il sole cocente di fine giugno, fermandosi in sette delle chiese di Foligno?



Eppure avreste dovuto vedere l’entusiasmo sui volti dei tantissimi bambini che hanno partecipato, dei loro animatori e anche dei genitori che hanno condiviso con noi il cammino. È vero che lo stare insieme in allegria è più importante delle cose che si fanno, è vero che abbiamo cercato in tutti i modi di “ambientare” il nostro pellegrinaggio cosi che la fantasia dei bambini li facesse sognare almeno un po’, è vero che dopo pranzo i gavettoni d’acqua hanno dato una nota da “villaggio vacanza”…ma resta sempre il fatto che i bambini sembravano esser stati in chissà quale posto spettacolare!

Io questo lo attribuisco direttamente a San Filippo.

Abbiamo ambientato il pellegrinaggio sul cammino verso Santiago de Compostela, dal momento che l’Oratorio di quest’anno ha per titolo: “sulle orme degli apostoli”; appena arrivati i bambini hanno ricevuto il “passaporto del pellegrino” e poi hanno conosciuto il nobile conte Alibrando che ha deciso di andare sulla tomba di san Giacomo per cambiare vita. Per questo ha letto il suo testamento, si è spogliato delle vesti da cavaliere e ha indossato quelle del pellegrino ricevendo la sacca, il bastone, la cartina e la Bibbia come solo equipaggiamento. Dopodiché siamo partiti e abbiamo incontrato in ogni chiesa un viandante che ci ha raccontato la sua storia: la Madonna, san Francesco, san Pietro, sant’Agostino e san Feliciano (il primo vescovo, nonché patrono di Foligno). Nell’ultima tappa, non a caso la chiesa di san Giacomo, siamo stati incensati e poi Alibrando e tutti i pellegrini hanno ricevuto la conchiglia segno dell’aver raggiunto la meta.

Ogni anno mi accorgo che rivivo le stesse sensazioni e passo da una sorta di sconforto alla speranza.

Uso la parola sconforto se penso che per venire all’Oratorio i bambini fanno praticamente a spintoni (quest’anno sono duecentosessantacinque più gli animatori), per venire a catechismo già si scalpita meno, per venire a Messa invece non c’è tutto questo “impegno” (termine eufemistico). Ogni anno mi dico: turati il naso e fai l’Oratorio, tanto tre settimane volano. È vero che ti parcheggiano i bambini, è vero che vengono perché non sanno dove andare, è vero che non vengono per Gesù… non mi illudo.

Però ogni anno assisto a un miracolo: la fede e la speranza dei bambini mi sorprendono sempre. E allora mi dico (sempre perché non voglio illudermi): forse a loro non servirà a niente, forse ai loro genitori avrò solo risolto un problema di baby sitting, però a me è servito per respirare un po’ d’aria nuova!

fratel Gabriele