Il 25 giugno tutta l’irpinia festeggia il suo patrono principale: S.Guglielmo da Vercelli. In abbazia è invece solennità dato che Gugliemo è il suo fondatore. La storia di questo santo è veramente affascinante.

Racconta infatti il suo primo biografo: «Fin dai primi anni della fanciullezza volse con predilezione la sua mente per le cose celesti ed illustrato da una sapienza superiore alla sua età, potè giudicare vana l’apparenza del fasto mondano, nulla la gloria del mondo, caduche ed effimere le corone dei cavalieri e dei giostranti, e in cuor suo le disprezzò. Si accorse allora che ben altro ci voleva per far lieto il suo cuore e per appagare i suoi desideri».

All’età di circa 15 anni decide di partire in pelegrinaggio alla ricerca della volontà di Dio e raggiunse molti santuari importanti tra cui S. Giacomo di Compostella. Il primo biografo riassume in questo modo i primi viaggi del giovane Guglielmo: «Contento di una sola veste, di più, a piedi nudi, attraversando i freddi paesi settentrionali, visitò i santuari, e in ciò non siamo noi capaci di esprimere quanti pericoli egli ebbe ad affrontare».

Successivamente nacque in lui il desiderio ardentissimo di andare al Santo Sepolcro in Terra Santa e intraprese quindi il cammino verso Brindisi da dove si sarebbe dovuto imbarcare. Passando da Roma si fermò a pregare sulle tombe degli apostoli e continuò il suo pellegrinare. S Guglielmo non raggiunse mai la Terra Santa, ma divenne un infaticabile fondatore di monasteri in tutta l’Italia meridionale tra cui ovviamente il Goleto.

Sono molti gli episodi straordinari attributi al santo, tra cui diverse guarigioni miracolose. Accenno ad una soltanto, perche ha come protagonista un mio conterraneo: il ligure Gualtiero. Si narra che mentre san Guglielmo stava costruendo il monastero di Montevergine vide Gualtiero osservare i lavori, gli ingiunge: «Fratello perché te ne stai a guardare la nostra fabbrica? Se sei pratico di questo lavoro, metti mano e non trascurare di lavorare». A questa parole Gualtiero mostrò il braccio paralizzato a causa di un infortunio. Guglielmo allora mosso a compassione e pieno di fiducia in Dio, gli mostrò una pietra e gli disse: «Nel nome del Signore nostro Gesù Cristo, prendi quella pietra e, riacquistata la primitiva sanità alacremente adattala alla fabbrica». Gualtiero non solo riuscì a prendere la pietra, ma entrò a far parte della comunità monastica, alla quale fu molto utile grazie alla sua abilità nel lavoro manuale finché, ricco di meriti e di anni, si addormentò nel bacio del Signore.

La morte di san Guglielmo avvenne proprio qui al Goleto il 24 giugno 1142. Sempre il primo biografo ci racconta che all’avvicinarsi del suo transito convocò le monache e le esortò all’amore divino con queste parole: «Perciò mie carissime nel Signore, mi studio di esortarvi a custodire i vostri cuori con diligenza, perché ormai, fra breve, verrà meno il mio consiglio e il mio conforto». Una settimana dopo entrò nella gloria del Signore. Per noi fratelli è certamente una grazia celebrare la festa di san Guglielmo in un luogo non soltanto benedetto dalla sua presenza, ma anche dalla sua nascita al Cielo. E’ inoltre fonte di ringraziamento poter vedere moltissime persone che fin dal primo mattino fino a notte inoltrata vengono in abbazia per poter affidare una loro preghiera a san Guglielmo. Forse tale atteggiamento può in una certa misura non essere compreso e  per certi aspetti andrebbe purificato, ma non esprime una delle più antiche verità di fede della chiesa – si trova già nel simbolo degli apostoli -, che professa la comunione dei santi? Anche il concilio vaticano II ha ribadito questa verità (cfr. Lumen Gentium 49-50) grazie alla quale avviene lo scambio di beni spirituali tra noi qui sulla terra e coloro che già hanno raggiunto il cielo e sono più vicini al Signore. Rivolgiamoci dunque con piena fiducia ai santi e alle sante, alla loro potente intercessione.

fratel Roberto