Può sembrare strano che noi che abbiamo la grazia di vivere in un posto così speciale come è l’Abbazia di Sassovivo, sentiamo l’esigenza di passare due giorni alla ricerca di altri posti non meno particolari come Camaldoli, Romena e la Verna…

è come se uno che vive all’isola d’Elba decidesse di fare le vacanze in Sicilia! Eppure possiamo assicuravi che di silenzio, di bellezza e di preghiera non ci si può mai saziare. Così siamo partiti in quattro verso questi luoghi toscani che la natura ha riempito di cose meravigliose e che i santi hanno prediletto e scelto per farne luoghi privilegiati di incontro col Signore.

La maestosa foresta che circonda Camaldoli sembra una serie di frecce puntate verso il cielo, tronchi dritti e altissimi che la natura con la sua pazienza ci ha regalato. Quando San Romualdo esattamente mille anni fa è arrivato da queste parti ha trovato già un ospizio per i pellegrini e vi ha insediato una comunità di monaci che vivessero lì nella preghiera e nel lavoro di accoglienza e cura dei viandanti (ancora oggi tutto questo continua, anche se del luogo di cura rimane solo la “folkloristica” farmacia). Più in alto poi ha costruito un eremo dove altri monaci potessero vivere la solitudine. Lo stemma dei monaci camaldolesi è costituito da un unico calice dove si abbeverano due colombe che rappresentano la vita eremitica e la vita cenobitica. Due esperienze che si completano e si aiutano a vicenda. Che bello è stato soprattutto celebrare l’eucaristia con i monaci. Pacatezza, silenzio, lentezza, compostezza, canto curatissimo… ingredienti che ti aiutano veramente a sentire la presenza del risorto.

 

Seconda tappa del nostro piccolo pellegrinaggio è stata la fraternità di Romena, una antica pieve del XII secolo poco lontana da Camaldoli dove avevamo chiesto ospitalità per la notte, ma che poi da semplice luogo di albergo è diventata una piacevole tappa di spiritualità grazie alla lunga chiacchierata pomeridiana con don Gigi (dalla cui esperienza ha preso origine la fraternità) ed alla preghiera del mattino seguente. Un luogo che ha tra le sue radici anche l’esperienza fucoldiana e quindi è stato ancora più immediato il sentirci a casa.

Ultima tappa la Verna, il luogo delle stimmate di San Francesco. Anche qui la montagna con le sue rocce spettacolari e la foresta creano una cornice d’incanto. Francesco vi aveva trovato una delle grotte nelle quali trascorrere le sue Quaresime (ne faceva tre ogni anno!). Nelle spaccature delle rocce Francesco vedeva la memoria della morte di Gesù, perché le considerava provocate dal terremoto che era avvenuto in quel momento. Alla Verna poi avvenne la sua totale configurazione a Gesù con le stimmate; questa è stata la risposta del Signore ai tanti dubbi che Francesco aveva su quello che aveva combinato nella sua vita. Cosa fare in questo luogo se non un po’ di silenzio? Così ci siamo concessi un paio d’ore di preghiera per poi ritrovarci ed incamminarci verso casa colmi di gioia. Ci siamo detti in macchina sulla strada del ritorno: che bella la Chiesa dove tante esperienze così diverse trovano posto: eremiti, cenobiti, frati francescani, originali fraternità come Romena, piccoli fratelli…e chi più ne ha più ne metta. Altro che l’arca di Noè!

Fratel Gabriele