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Pasqualino per la gente, “Pasqualone” per noi della Fraternità, è da poco andato in pensione. Conosciuto e stimato da tutti, amico fedele di vecchia data e assiduo frequentatore della fraternità del Goleto, Pasquale in qualche modo fa parte del paesaggio! L’invito che ci ha rivolto a festeggiare insieme il suo pensionamento è stata un’occasione preziosa per rivisitare la storia della fraternità inserita in questo contesto.

L’Abbazia del Goleto è tutt’altro che un luogo solitario e appartato, esso è meta continua di visitatori e soprattutto punto di riferimento per molte persone provenienti da tutta l’Irpinia, dalle regioni limitrofe e non solo. Se qualcuno volesse venire qui per ritirarsi e per condurvi una vita eremitica si sbaglierebbe di grosso. Ma la caratteristica che emerge fortemente nei vari incontri è quella dell’amicizia. E mi spiego.

Sono arrivato in questa fraternità appena un mese fa, ma mi sembra di starci da molto più tempo, e il segno più concreto è stato il sentirmi chiamare per nome dagli amici della fraternità, senza il “fratel” o il “padre”, molto naturalmente. Pensavo che i fratelli scherzassero quando mi dicevano che, subito dopo il mio arrivo, sarebbero arrivati dei piccoli doni da mettere a tavola, ma ci ho creduto veramente quando una mattina, poco prima della colazione, ha suonato al campanello una cara signora portando dei cornetti ancora caldi!

137578484Orbene, tutti sappiamo che anche i piccoli gesti esprimono sempre cose più grandi o più profonde. In questo caso non può che essere il dono dell’amicizia. Sì, noi crediamo, anzi abbiamo sempre creduto all’amicizia come punto d’incontro per l’oggi e come un valore prezioso da coltivare per il domani. Sulle orme di Charles de Foucauld non possiamo fare diversamente. Quanta profezia contenevano le sue parole e tutta la sua vicenda personale! «Voglio che tutti gli abitanti del luogo: cristiani, musulmani, ebrei ed idolatri (non credenti) mi considerino loro fratello, il fratello universale»; «Non dobbiamo predicare con la parola, ma con la bontà, con l’amicizia, il rispetto dell’altro».

Il Goleto è anche tutto questo, un luogo dove la gente si reca per diversi motivi, per la preghiera sì, anzi direi che è il primo motivo, la celebrazione eucaristica, i ritiri, la ricerca del silenzio e per prendersi una “boccata d’aria fresca”. Aggiungiamo anche il tempo stupendo che ci ha accompagnato in questo mese di ottobre!

Ho sentito dire da diverse persone che il Goleto è il luogo della pace, della riconciliazione e dell’amicizia. Credo anche che la collaborazione degli amici a favore delle iniziative spesso diventa determinante. Personalmente sono convinto che la caduta di certi “miti”, per esempio “l’infallibilità del prete”, la “superiorità spirituale” dei religiosi, i titoli ed “onori ecclesiastici”, possano favorire oggi una testimonianza più umana e allo stesso tempo più autentica basata sul dono dell’amicizia. Anche i grandi temi che riguardano il dialogo ecumenico e interreligioso, o il dialogo a favore della pace avranno un futuro a partire dagli incontri tra amici.

È bello costatare che la gente ama sinceramente il Goleto, a cominciare dagli amici e dagli abitanti del posto. Conoscendo poi quante trasformazioni sono avvenute in questi ultimi decenni, mi sembra interessante citare le parole che Giovanni Mongelli, scriveva nella sua Storia del Goleto nel 1978: «Ma questa singolarità, nelle nostre intenzioni, non vuole essere puramente allusiva ad un passato ormai tramontato, né solo recriminitiva per uno stato di cose da tutti deplorato, ma vuole essere un augurio, già da molti sentito, che il Goleto diventi un centro di cultura, di storia e di arte dell’Irpinia, in modo che le glorie del passato diventino, per le future generazioni, sprone continuo a far sempre più e sempre meglio a beneficio dell’umanità».

Molto è stato fatto, ma rimane ancora molto da fare!

Oswaldo (se scrivo Fratel mi contradico!)

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