Forse alcuni sono a conoscenza dell’iniziativa «Sogno di viaggiare…» organizzata dall’Associazione spezzina «I Sogni di Benedetta» in favore di tre ragazze dell’Istituto Educativo Assistenziale di Seforis, Israele, al quale la nostra comunità è legata da lunga data.
Si tratta di un viaggio-premio per tre delle ragazze più grandi che camminano verso il traguardo della conclusione degli anni di permanenza nella casa di Seforis. Un progetto molto ambizioso che offre ad alcuni membri la possibilità di visitare l’Italia, incontrare altre culture, approfondire la conoscenza reciproca, aprirsi alla conoscenza e al dialogo molte persone.
Così sono state individuate tre ragazze che avrebbero potuto vivere in modo molto fruttuoso questa esperienza. Una di loro proviene da Haifa, una città sul mare all’interno dello Stato di Israele, mentre le altre due sono nate a Gerusalemme Est, la tanto contesa Gerusalemme Est, occupata da Israele nel 1967 ed ancora senza un preciso status politico.
Coloro che sono nati lì sono di fatto apolidi, senza alcuna cittadinanza. Non sono Palestinesi in quanto Israele non consente all’autorità palestinese di avere alcun potere su Gerusalemme; non sono neppure israeliane perché lo stato ebraico non ha annesso pienamente questo territorio. Così queste persone si trovano in uno stato del tutto particolare, senza la possibilità neppure di un passaporto vero e proprio che consenta loro di viaggiare liberamente.
Alle nostre due ragazze è stato dunque rilasciato un «laissez passer» che, per poter viaggiare, necessita di un Permesso di Soggiorno da parte del Paese che intendono visitare. Nessuno, al momento del rilascio, si è preoccupato di avvisarci, né noi ci siamo accorti della complicazione.
Così, nella notte del 13 luglio 2015, si sono recate all’aeroporto e sono state rimandate indietro (in modo molto deciso e poco educato) dagli addetti del check-in, in quanto sprovviste di permesso di soggiorno. Qui sono nate una serie di insormontabili difficoltà burocratiche, con rimpalli di responsabilità tra l’Ambasciata Italiana e il Consolato Italiano di Gerusalemme che hanno costretto le ragazze a rimanere a casa.
Lo sguardo di queste due giovani amiche e sorelle rimarrà a lungo impresso nel mio cuore assieme al profondo senso di impotenza che si prova in questi casi. Oltre all’inesperienza della prima volta rimarrà nei nostri cuori il poco interesse da parte delle Istituzioni e la scarsa empatia usata nel farsi carico di questa situazione, con risvolti spiacevoli anche dal punto di vista di un corretto comportamento e di una buona educazione.
C’è da augurarsi non sia un segno dell’atteggiamento nei confronti dei più poveri che i cosiddetti paesi ricchi e sviluppati adottano nei loro confronti.
Continueremo a lottare perché il linguaggio burocratico degli enti istituzionali non spezzi ancora i sogni di tanti ragazzi e ragazze che vivono in condizioni meno favorevoli come le nostre amiche di Seforis.
fratel Marco jc
Caro Marco, non ho proprio potuto cliccare sul “mi piace”, perché la cosa non mi piace proprio. Sai che sono rimasto legato a Seforis, perché in quei giorni è stata forse l’esperienza più forte… Mi chiedo e ti chiedo se possiamo, da qui, fare qualcosa per un aiuto a risolvere la situazione. Ti abbraccio!
L’amaro in bocca si fa più acre con la lettura di questa storia dopo la triste condivisione nei giorni scorsi di tante palesi divisioni nella terra chiamata Santa… resta la gioia di aver rivisto i fratelli a Nazareth ed incontrato nuovi fratelli e sorelle che fra tante difficoltà testimoniano il Dio della misericordia é vivo nella sua terra! Avanti, sempre, a far nascere sorrisi! E… grazie!
hai il mio piccolo appoggio altro che fruttuoso dialogo!!!!!