1890-1910

Charles de Foucauld arrivò a Nazaret nel 1897, fu accolto come ospite dalle Clarisse e ha vissuto come un eremita «all’ombra del convento» per tre anni. Una tappa decisiva, questa, per il suo itinerario spirituale e anche per la nostra comprensione del suo messaggio spirituale.

Al centro della conversione di Charles de Foucauld vi è la scoperta/accoglienza della persona del Verbo incarnato, dopodiché non ha saputo fare diversamente che vivere solo per Lui. Colpito precedentemente dalla fede islamica nel Dio trascendente ed infinito, onnipotente, il più grande, a cui si deve sottomissione, egli scopre che l’Onnipotente si è fatto debole a Betlemme, a Nazaret e soprattutto al Calvario; l’Infinito si è fatto piccolo per la nostra salvezza; il Trascendente si è fatto carne per noi uomini, è diventato il più piccolo tra gli uomini, Colui che si sacrifica liberamente sulla croce, donandosi per amore, per la salvezza dell’umanità.

1900-1910

Recandosi fedelmente ogni mattina alla grotta dell’Annunciazione, l’eremita di Nazaret si lascia avvolgere dal mistero dell’Incarnazione. Nei suoi scritti – meditazioni e lettere – si intravede lo stupore, la gioia causata dalla contemplazione del mistero, in lui cresce la comprensione del Figlio unigenito e del suo modo sconvolgente di realizzare la volontà del Padre «per amore, solo per amore».  È contemplando la vita del Figlio che Charles si avvia verso l’intuizione del mistero dell’amore trinitario. Con l’espressione «sei carità, mio Dio» egli comprende il mistero come comunione d’amore, altruismo: la natura di Dio è relazionale, è amore donato.  Infiammato dall’amore di Dio, Charles può esclamare:

«Sei carità, mio Dio… ami gli uomini come il più tenero dei padri, come il più padre dei padri e l’autore di ogni paternità, tu che “ci hai amati per primo”, tu che “hai amato gli uomini fino a dare per loro il tuo Figlio unico”. […] Gesù, offro, come tu a tuo Padre, a te, a Dio che è e che tu sei, tutti i miei pensieri, tutte le mie parole e tutte le mie azioni, tutti gli istanti della mia vita, per la sua gloria, per la tua… Voglio farli tutti in vista di te solo, per amore di te, in ubbidienza alla tua volontà.. E li offro in secondo luogo per il bene, la santificazione, la salvezza di tutti gli uomini, in vista di te, poiché voglio amarli tutti gli istanti della mia vita di un amore estremo, come me stesso, nella misura che tu vuoi, con te, come te, in ubbidienza alla tua volontà, in vista di te, mio Gesù, mio beneamato, mio Dio e mio tutto!».

DSC_0210Ma non basta frequentare la grotta dell’Annunciazione per instaurare un rapporto personale con Gesù. Il visconte de Foucauld – ora diventato frère Charles, il «piccolo fratello di Gesù» stabilitosi nel focolaio della sacra Famiglia – mette al centro della sua pietà l’Eucaristia, la meditazione del Vangelo e il mistero del sacro Cuore di Gesù. Trascorre lunghe ore ai piedi del SS. Sacramento, nel silenzio adorante e lì medita, scrivendo, le pagine della sacra Scrittura, specialmente gli evangeli.

Meditando e contemplando la vita di Gesù, la sua kenosis («Pur essendo di natura divina… si fece obbediente fino alla morte, e alla morte in croce»: Fil 2,6-11), la sua abiezione come Charles amava chiamarla, egli si appassiona soprattutto al lungo periodo di Nazaret: Gesù (che significa «Dio salva») non è salvatore solo quando muore sulla croce, ma in ogni momento della sua vita. Fin dal concepimento Gesù opera salvezza, come quando fa esultare Elisabetta con la semplice presenza di Maria che porta in grembo il Salvatore.

Frère Charles crede che il massimo dell’abbassamento del Cristo è il martirio del Golgota e per questo sogna e prega di poterlo un giorno ripetere; tuttavia, della vita di Gesù egli vede Nazaret come momento imitabile. «La vita di Nazaret» diventa il modello alla portata di chiunque, perché Nazaret non è solo il «nascondimento», ma soprattutto la frequentazione assidua della Parola, poi la preghiera, il lavoro, la condivisione della vita con gli abitanti del luogo, l’amicizia, in una parola la quotidianità, così come lo è stato per la sacra Famiglia di Nazaret: «vivere l’ordinario della vita in modo straordinario».

La vita cristiana come risposta d’amore all’Amore

DSC_0088Una volta compresa la vita trinitaria rivelatasi in Gesù di Nazaret come altruismo e dono d’amore, frère Charles vuole imitare l’Amore nella quotidianità, «come Gesù a Nazaret», onde poter mettere in pratica tutta la tensione d’amore salvifico contemplato nell’immagine del Sacro Cuore. Se fin dall’inizio aveva scartato l’idea di diventare prete, perché pensava che il «rango presbiterale» lo avrebbe allontanato dall’umiltà e dalla povertà, ora comprende che l’eucaristia e la vita eucaristica sono due modi per perpetuare la presenza salvifica di Gesù salvatore.

Nel 1901, dopo l’ordinazione presbiterale, si imbarca per raggiungere il deserto del Sahara e là spende gli ultimi quindici anni della sua vita, inserito in mezzo alle popolazioni non cristiane, mediante la sola presenza: pregando, amando e soprattutto donandosi a Dio e a coloro che erano diventati i suoi amici, i Tuareg. «Scelgo questo luogo abbandonato e qui mi stabilisco, supplicando Gesù di benedire questo mio insediamento, dove voglio ispirare la mia vita al solo esempio della sua vita di Nazaret: mi conceda, nel suo amore, di convertirmi, di diventare come Lui mi vuole, di amarLo con tutto il cuore; amarLo, obbedirGli, imitarLo il più possibile in ogni momento della mia vita! Cor Jesu Sacratissimum… adveniat regnum tuum!» (Carnets de tamanrasset).

La sera del 1° dicembre 1916, Charles de Foucauld viene ucciso da un gruppo di predoni. Per tale occasione il capo dei Tuareg scrisse una lettera commovente alla sorella Marie dove concludeva: «Charles, il marabutto [l’uomo di Dio] non è morto solo per voi, è morto anche per noi». Crediamo che non ci siano parole più eloquenti che possano confermare la vita eucaristica del Beato Charles de Foucauld, perché sebbene «non c’è amore più grande di chi sa donare la propria vita per gli amici» (Gv 15,13), Charles li ha amati prima ancora che diventassero suoi amici.

«De Foucauld ha portato la presenza eucaristica di Gesù fra coloro che non lo conoscono, eppure sono suoi anch’essi. È una presenza, una compagnia, una benedizione che tutti vedono: tutti la percepiscono, sentono la preghiera e le parole che ne scaturiscono, intuiscono che essa stabilisce fra i due un legame fondamentale. Ed è in virtù di questo legame, che colgono la novità di una condivisione così diversa con loro stessi» (P. Sequeri, Charles de Foucauld. Il vangelo viene da Nazaret).

Il cuore della vita e del pensiero di Charles de Foucauld è l’amore. «Se uno mi ama, ascolterà la mia parola… e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14,23). Il cristiano di oggi è chiamato a vivere la radicalità evangelica per testimoniare al mondo, vivendo nel mondo, l’Amore.

fratel Oswaldo jc