Stiamo concludendo la Settimana di preghiera per l’Unità dei cristiani. Molto probabilmente la risonanza che il tema suscita nel popolo di Dio è minima rispetto al contenuto del messaggio e all’importanza del superamento delle tensioni e divisioni tra le Chiesa. Per il nostro tempo sono illuminanti le considerazioni del cardinale Walter Kasper: La storia della Chiesa ha vissuto nel primo millennio il tempo della “Cattolicità”, nel secondo millennio quello della “Confessionalità”, ci auguriamo che il XXI secolo sia soprattutto il tempo della “Ecumenicità”.

Una delle grandi sfide del nostro tempo riguarda l’incontro/scontro tra culture e civiltà. La Chiesa a partire dal Concilio Vaticano II ha abbracciato la via del Dialogo ecumenico ed inter-religioso, una via «senza ritorno». Per i cristiani il punto fermo è la fede/vita in Cristo, ossia il tema teologico della Rivelazione di cui ogni generazione e ogni cristiano si è “appropriato” e ha fatto irradiare. Ad esempio Charles de Foucauld. Il mistero di «Gesù di Nazaret a Nazaret» è il Figlio di Dio incarnato, che frère Charles accolse come il suo «Amatissimo Fratello e Signore». Gesù = «Dio salva», è l’ESSENZIALE del messaggio di frère Charles di Gesù, messaggio che ci richiama a una continua conversione (nel senso di “convergere” verso la persona del Beneamato). Conversione vissuta in seno alla Chiesa. È la perenne novità del Vangelo che siamo chiamati a vivere oggi in mezzo agli uomini e le donne del nostro tempo.

«Essenziale» e «perenne novità» si sposano nella fede vissuta, che è la relazione offerta da Dio e accolta dall’uomo all’interno della sua vita credente nella Chiesa. Charles de Foucauld, appena convertito, fu colpito dal mistero dell’Incarnazione: Gesù è venuto sulla terra per la salvezza di tutti gli uomini. Pur rimanendo ancorato alla propria vocazione monastica, anzi eremitica, fin dall’inizio, di fatto, con uno “stile” che gli è proprio, inizia un’opera di evangelizzazione… «E strada facendo annunciate che il regno di Dio è vicino» (Mt 10,7). Molto presto comprende che la «Vita di Nazaret» racchiude il mistero di condivisione piena della vita degli uomini e delle donne: Gesù obbediente al Padre santificava i suoi genitori e tutti coloro che incontrava… Dopo alcuni anni di insediamento in mezzo ai Tuareg, Charles de Foucauld si convince della quasi «impossibilità» della conversione dei suoi amici, tuttavia non rinuncia a pensare alla loro salvezza. Egli è convinto che «ogni uomo fa parte della materia della Chiesa – prossima o lontana –; di conseguenza ogni uomo fa parte – in modo prossimo o remoto – del corpo di Gesù; di conseguenza tutto ciò che si fa a un uomo, buono o cattivo, cristiano o infedele, lo si fa a una parte del corpo di Gesù, vale a dire al corpo di Gesù, vale a dire a Gesù: da ciò risulta che, come Nostro Signore ci ha detto «tutto ciò che si fa ad uno di questi piccoli, lo si fa a lui… tutto ciò che si rifiuta o si omette di fare ad uno di questi piccoli, non lo si fa a lui» [Mt 25].

Rivalutando la categoria conciliare dei «segni dei tempi» la Chiesa è chiamata a valorizzare quanto della rivelazione di Dio è presente nell’umano che si autocomprende e si evolve, e quanto di autenticamente umano c’è nel divino. Questo per fare unità e accogliere il nuovo che lo Spirito suscita nell’esperienza della Chiesa stessa. In tale cammino si gioca la possibilità di essere comprensibile e segno luminoso (Lumen gentium) per l’uomo contemporaneo. Le parole di Charles de Foucauld, pronunciate più di un secolo fa: «Io appartengo alla Chiesa, e la Chiesa ha tempo, essa dura, io invece passo e non conto niente», e ancora: «Io sono certo che il buon Dio accoglierà nel cielo coloro che sono stati buoni e onesti, senza bisogno che siano cattolici romani», ci convince della voce profetica ed eloquente di un cristiano che, con la sua PRESENZA FRATERNA, amando Dio e il prossimo, ha compreso in profondità la volontà di Dio circa la salvezza di tutto il genere umano.

È un tema “alto” che richiede una FEDE forte e autentica. Fratel Carlo Carretto, che ha seguito le orme di frère Charles, ci può venire in aiuto ricordandoci il ruolo fondamentale della fede:

«Quanto è grande la fede, fratelli! Che superamento della nostra debolezza è la speranza! Che novità sperimentale è la carità che realizza Dio in noi! […]

Io penso che per me, per i cristiani, per tutti gli uomini il punto d’incontro comune sia la fede. Le varie religioni hanno valore in quanto ci educano alla fede, ma la fede le supera e le unifica tutte. La religione dell’uomo maturo è la fede e la fede è semplice anche se terribilmente difficile per tutti.

La fede è credere in Dio Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra.

La fede è credere al Cristo che ci salva.

La fede è credere alla vita eterna.

Poche cose ma fondamentali che resistono alla tentazione del vuoto e della solitudine che ci fa gridare: “Signore salvaci, siamo perduti” (Mt 14,30)». (“E Dio vide che era cosa buona”, 106-107).

fratel Cruz Oswaldo jc