I giorni trascorsi in Italia sono stati indubbiamente ricchissimi di eventi eccezionali: il Capitolo Generale, il nuovo Priore, il nuovo Rettore del seminario romano… Ma devo dire che quello che ha lasciato il segno più profondo è stato senza dubbio il tuffo nella vita fraterna.

Non voglio qui ripercorrere i contenuti ed i momenti del Capitolo perché sarebbe un ripetere ingiustificato le notizie già diffuse in precedenza. Desidero qui riportare qualche cosa di più personale, forse meno ufficiale, ma, chissà, magari più essenziale.

Vorrei esprimere il mio grazie a tutti i fratelli e ad ognuno in particolare. Un grazie per il clima disteso, sereno e costruttivo che si è respirato in quei giorni. Grazie per i piccoli e grandi segni di disponibilità ed apertura reciproche che in mille modi sono emersi nello stare insieme.

Grazie per il servizio scambievole che ha coinvolto tutti, in ogni momento del nostro prolungato incontro, ognuno secondo le sue attitudini e possibilità. Grazie per l’esempio di amore al Signore e di “abnegazione” personale che ci siamo dati gli uni gli altri in un continuo pensare al bene comune. Grazie per l’attenzione premurosa ed affettuosa verso i fratelli più in difficoltà. Grazie ai fratelli in difficoltà per la loro serena partecipazione più attiva alla Croce del Signore e per il loro esempio in questo senso.

Grazie per gli interventi preziosi con i quali ognuno ha arricchito la riflessione di tutti. Grazie pure per i più semplici sorrisi che hanno infarcito di letizia il nostro dimorare assieme.

La sera dell’ultimo giorno del Capitolo, quando i più erano ormai partiti, sono passato in abbazia dal grande corridoio delle celle, ormai vuote. Un senso di positiva nostalgia mi ha preso, come piccola eredità da portarmi dietro nella speranza che possa diventare terreno buono su cui lasciare crescere i nuovi germogli dai semi lasciati cadere assieme.

Siamo poi ritornati alla nostra vita, quella di Nazaret, nella quale il Signore ci invita ad aprirci al nuovo e al bello che sta preparando per noi. Nel ringraziare il Signore per quanto vissuto sento il bisogno di chiedere a lui di “portare a compimento quanto da lui iniziato”.

Fratel Marco jc