Questi giorni sono stati particolarmente intensi per la gente di Nazaret e per una grande parte degli abitanti dello Stato di Israele.

Si tratta infatti della “festa del Sacrificio”, la più importante festa mussulmana, detta anche la grande festa in contrapposizione alla “piccola” festa della rottura del digiuno dopo il mese di Ramadan.

Come è noto la festa ricorda il sacrificio del figlio di Abramo, che per la tradizione islamica sarebbe Ismaele e non Isacco. Abramo viene fermato da Dio che riconosce in lui  un uomo tutto obbediente e “sottomesso a Dio” (questo il significato della parola Islam).

Per questo la festa del Aid al-adha assume un’importanza del tutto particolare, in quanto nel suo significato esprime appieno il senso della fede islamica e della via che ogni uomo è chiamato a percorrere.

Devo riconoscere che quest’anno ho sentito in modo particolare questa festa. Sarà che sono già all’inizio del terzo anno di permanenza in questa terra, sarà perché mi sto addentrando piano piano nella cultura attraverso lo studio della lingua, o sarà per la conoscenza con alcuni amici mussulmani, però mi sono sentito particolarmente vicino a questo popolo.

La vigilia della grande notte del sacrificio, siamo stati accompagnati da un insistente canto dei vari muezzin, che invitavano alla preghiera con le consuete parole: Allahu Akbar, Dio è il più grande, ripetute infinite volte. La gente si è riversata nelle strade per fare festa, acquistare regali per i loro bambini, scambiarsi gli auguri, mangiare shawarma e dolci tipici, pregare nelle moschee per poi sacrificare in famiglia un agnello senza difetti.

Così le strade di Nzareth si sono trasformate in un enorme mercato in cui le voci, gli odori, i suoni, i sapori, si sono mescolati ai volti delle innumerevole persone che facevano festa.

Il pensiero però mi è andato più volte all’intero Medio Oriente e alla situazione così delicata e difficile che sta attraversando. Mi sento particolarmente toccato da quanto sta accadendo in Iraq: è, purtroppo, solo un esempio di quanto i cristiani stanno passando in questa fetta di mondo e non solo. In molti paesi del Medio Oriente, come ci testimoniano anche alcune pagine del nostro sito, il martirio è una prospettiva concreta e reale.

Non nascondo che in questi mesi moltissime volte mi sono domandato quando finalmente si lasceranno da parte gli odii e le persecuzioni, e quando si smetterà di usare violenza in nome di un Dio (di qualunque religione si tratti) che non può chiedere all’uomo la vita o la dignità di altri uomini in cambio della fedeltà ad una sua legge.

Buon Aid al-Adha a tutti i nostri fratelli mussulmani, e Dio benedica tutti i popoli e tutte le religioni della terra, sperando che ogni persona si impegni per costruire ponti di dialogo e di pace.

fratel Marco