Quando si nomina la Chiesa Armena il pensiero corre immediatamente al genocidio, il grande Male, Mitz Yeghern, come chiamano gli armeni lo sterminio compiuto dagli ottomani a più riprese, soprattutto negli anni della prima guerra mondiale. Il martirio per questo popolo, che si è trovato a vivere tra il potere che si è alternato a Costantinopoli e quello persiano, fa quasi parte del suo DNA. Ci si rende conto sfogliando la sua storia che dal 301 circa è strettamente legata alla sua fede cristiana.

La tradizione dice che fu Giuda Taddeo a portare per primo l’annuncio del vangelo in quelle terre. Altri gli associano anche Bartolomeo. Fu però san Gregorio “l’Illuminatore” a convertire il re Tiridate III (261-317), la sua famiglia e il suo esercito (301 o 314) e tutto il popolo armeno. Infatti Tiridate collaborò con Gregorio per l’evangelizzazione di tutto il paese e infine proclamò il cristianesimo religione ufficiale del suo regno. Gli armeni  furono il primo popolo ufficialmente cristiano. Gregorio seppe dare anche una organizzazione duratura alla sua Chiesa, mentre più tardi Mesrop Mashtots (+440) un santo monaco predicatore itinerante inventò un alfabeto per fissare la lingua armena parlata e poter mettere a disposizione di tutti i testi sacri. Con tale invenzione fu anche possibile fissare i valori culturali della nazione. Religione e nazionalità, fede e cultura divennero così i cardini della “armenità”.

Il 451 fu l’anno del “battesimo di sangue” per questo popolo cristiano.Il re persiano Yazdegert II (439-457) volle imporre anche agli armeni la religione di Zoroastro, nella speranza di amalgamare meglio le popolazioni a lui soggette. Vardan Marmikoreyan, capo dell’esercito armeno, benché questo in gravissima inferiorità numerica, al grido “per la fede e per la patria” si oppose strenuamente agli avversari. Dopo una sanguinosissima battaglia rimase sconfitto. La resistenza armata degli armeni però non cessò finché nel 485 il re di Persia non concesse la libertà religiosa.

Gerusalemme, Terza Stazione, Chiesa Armena Cattolica

Durante il VII e VIII secolo l’Armenia conobbe la dominazione araba. Mentre nei secoli IX e X, oltre l’indipendenza, visse il periodo d’oro dell’architettura e della poesia cristiana armena.

Nel 1045 l’Armenia perse definitivamente l’indipendenza ad opera dell’imperatore bizantino a cui subentrarono nel 1071 i turchi. Molti armeni fuggirono in Cilicia e nacque così nel 1198 il regno armeno di Cilicia, la Piccola Armenia, che reggerà fino al 1375, quando arrivarono i Mamelucchi.

Gli armeni di Cilicia ebbero buone relazioni con i Crociati tanto da segnare un avvicinamento tra la Chiesa Armena e Roma, anche se dagli armeni fuori della Cilicia, la cosa non fu ben vista, per il solito problema della “latinizzazione”.

Al Concilio di Firenze gli armeni di Cilicia firmarono l’unione con la Chiesa Cattolica, ma vi fu una forte reazione da parte dei vescovi rimasti nel Caucaso e nacque uno scisma. Questo scisma sarà poi la base per la formazione della Chiesa Cattolica Armena, che vide la nascita come chiesa sui iuris nel 1740 ad Aleppo, dove i vescovi cattolici elessero come Patriarca il vescovo di questa città Abraham Ardzivyan riconosciuto dal papa Benedetto XIV (1740-1758) come Katholikòs di Cilicia degli Armeni con il nome di Abraham Petros I (1740-1749). Benedetto XIV autorizzò gli armeni a mantenere i loro riti frenando la latinizzazione. Il XIX secolo però fu abbastanza turbolento all’interno della Chiesa Cattolica per i tentativi di Roma di togliere ai laici poteri tradizionalmente a loro riservati nella Chiesa Armena.

Il Cardinal Aghaganian  (secondo da destra)

Ma il peggio venne da parte ottomana quando già alla fine del secolo iniziò il martirio armeno. Alcuni particolari li conosciamo da Charles de Foucauld mentre era monaco a Akbès. Scrive alla cugina Maria de Bondy, il 20 novembre 1895: “non sono i Curdi che si sollevano, sono i cristiani di Armenia, e i Turchi ne approfittano per farne dei massacri spaventosi e per fare più male che possono non solo agli Armeni, ma a tutti i cristiani, ai cattolici e agli altri, che sono ancora così numerosi da queste parti… Attorno a noi ci sono stati degli orrori, una quantità di massacri, di incendi e di pestaggi. Molti cristiani sono stati veramente martiri, perché sono morti volontariamente, senza difendersi, piuttosto che rinnegare la propria fede… per ordine del sultano sono stati massacrati circa 140.000 cristiani nel giro di qualche mese… Nella città a noi più vicina, a Marache, la guarnigione ha ucciso 4.500 cristiani in due giorni… Noi, Akbès e tutti i cristiani attorno avremmo dovuto morire. Io non sono stato degno… Pregate perché mi converta e non sia più respinto.

Gli europei sono protetti dal governo turco e così noi siamo al sicuro. Hanno persino messo dei soldati presso il nostro ingresso per impedire che ci venga fatto il minimo male. È doloroso essere protetti da coloro che sgozzano i nostri fratelli, sarebbe meglio soffrire con loro che essere protetti dai loro persecutori… Ė vergognoso per l’Europa: avrebbe potuto impedire questi orrori e non lo ha fatto…”

Patriarca Nerzes Pedros XIX

Il “grande Male” poi arriva, come abbiamo visto nel 1915 e, con una nuova ondata di massacri, in Cilicia nel 1921. Colpì, ortodossi, cattolici e protestanti. La comunità cattolica armena fu decimata: 7 vescovi, 130 preti, 47 monache e 100.000 fedeli furono sterminati. Dal 1922 il patriarcato dovette trasferirsi in Libano, in un sobborgo di Beirut. Nel 1928 si tenne a Roma un sinodo per riorganizzare la Chiesa decimata. La Provvidenza fece comparire subito dopo la stupenda figura del Patriarca Grigor Petros XV Aghaganian (1937-1962) poi cardinale, e uno dei maggiori papabili. Fu anche uno dei presidenti del Concilio Vaticano II con Paolo VI. Morì nel 1971 lasciando una Chiesa viva, nonostante le nuove persecuzioni subite sotto il regime sovietico.

Oggi gli armeni cattolici sono circa 600.000. Hanno comunità in Armenia, Turchia, Libano, Siria, Israele, Palestina, Iraq, Iran, Egitto e in diaspora.

Il Patriarca è Nerzes Pedros XIX TARMOUNI Katholikòs di Cilicia degli Armeni, con sede a Beirut (Libano).

fratel Alvaro