Il ghiaccio è rotto. Nella cappella di Nazaret nel giro di una settimana si sono celebrate, da parte della comunità stessa, due Messe in arabo. Non è certo la prima volta che tra le nostre mura si usa la lingua araba per la celebrazione eucaristica, ma è bello poter riprendere a celebrare come comunità l’Eucaristia nella lingua del popolo che ci accoglie. Lo studio dell’arabo ha portato a questa tappa fondamentale per un inserimento ancora più vivo tra le maglie di questa chiesa e di questa società.

La prima occasione ci è stata offerta da un gruppo di ragazzi che già qualche mese fa avevano visitato la comunità. Amira, con una ventina di ragazzi nazaretani, in maggior parte melchiti, ha trascorso il pomeriggio di sabato nel nostro giardino per un incontro di formazione e fraternità, al termine del quale ha chiesto di celebrare la Messa. Ho così avuto l’occasione per rompere gli indugi ed iniziare a celebrare in arabo nella nostra cappella. Certamente non ho ancora la possibilità di grandi discorsi in questa lingua così ostica, ma il Vangelo è comunque risuonato in una lingua che si avvicina di più a quella di Gesù.

Il venerdì successivo, oggi per la precisione, abbiamo ripetuto l’esperienza, questa volta durante la preghiera ordinaria della comunità. Ci siamo preparati per una settimana alle risposte da dare al celebrante e questa mattina, alla presenza di alcuni pellegrini italiani, polacchi e irlandesi, guidati dalla nostra amica Carla ed alla presenza di piccola sorella Carla, abbiamo pregato in arabo. È stato particolarmente significativo ed abbiamo potuto pregare simbolicamente e in modo più efficace per tutte le persone che ci circondano e che in vari modi ci fanno sentire la loro amicizia e vicinanza. Questo appuntamento si ripeterà ogni venerdì, sperando di poter condividere sempre di più questo aspetto fondante la nostra presenza qui, la preghiera, con tanti amici che abitano accanto a noi.

fratel Marco