Quella della domenica all’Abbazia di Sassovivo, sede del priorato dei Piccoli fratelli di Jesus Caritas, è solitamente un’assemblea eucaristica pittosto variegata, perché di volta in volta si uniscono al nucleo dei fedeli – nel senso della fedeltà ma anche della fede – anche persone di passaggio o amici che ritornano o ospiti della comunità.

Domenica 19 giugno, al saluto iniziale, fratel Gian Carlo ha presentato un bel gruppo di persone di varia età: molti giovani e giovanissimi – ma giovanilissimi anche i nonni, beati loro –, provenienti da Bracciano, cittadina dalle antiche origini a nord di Roma, il cui possente Castello Odescalchi si specchia nell’omonimo lago.

Guidava il gruppo don Luigi, amico di vecchia data come alcuni altri, provetto chitarrista in accompagnamento ad un coro parrocchiale ben istruito, che ha condiviso con tutti i presenti la buona esecuzione di brani conosciuti.

Questi amici stanno costruendo – e sarà finita nella primavera 2012, che sembra una data lontana ma è solo la prossima primavera – una nuova chiesa parrocchiale, dedicata a Gesù Salvatore e al beato Charles de Foucauld.

Sarà la seconda in Italia – la prima è a Milano, dedicata a Gesù di Nazaret e al beato – ad essere intitolata al nostro beato. Attenzione, però, ha richiamato fratel Oswaldo nell’omelia, ricordate che frère Charles non conosceva e non praticava la «devozione» come la conosciamo o pratichiamo (meglio di no) noi. Scrive infatti il beato: «Guardiamo i santi, ma non attardiamoci nella loro contemplazione, contempliamo con essi colui la cui contemplazione ha riempito la loro vita. Approfittiamo dei loro esempi, ma senza fermarci a lungo né prendere per modello completo questo o quel santo, e prendendo di ciascuno ciò che ci sembra più conforme alle parole e agli esempi di Nostro Signore Gesù, solo e vero modello, servendoci così delle loro lezioni non per imitare essi, ma per meglio imitare Gesù».

È Gesù che dobbiamo guardare ed imitare, ha proseguito fratel Oswaldo, seguendo il suo vangelo e non i consigli – come dice in un altro brano frère Charles – «di questo o quel libro di questo o quel maestro spirituale, di questo o quel dottore, di questo o quel santo».

Spigolando nella vita di Charles de Foucauld, tenendo presente il suo prudente consiglio, possiamo cogliere, tra le tante, due indicazioni, due bussole: il suo volersi fare «fratello universale» e la sua ricerca dell’«ultimo posto». Il quale poi non è altro che inserirsi nel quotidiano che il Signore ha voluto donarci, perché mostriamo agli altri Gesù – unico punto cardinale – predicando il vangelo con la vita, sulle strade di ogni giorno.

Preparandosi all’avvenimento dell’anno prossimo, gli amici braccianesi vogliono cominciare a conoscere un po’ più in profondità il loro beato. E infatti dopo il sostanzioso antipasto mattutino servito loro da fratel Oswaldo, nel pomeriggio hanno avuto un lungo incontro con il priore Gian Carlo, che non avrà mancato di arricchire il discorso con le spezie della sua lunga frequentazione e fratellanza con frère Charles.

Massimo Bernabei