La Rivista Jesus Caritas n.164, in spedizione, si dedica in questo numero alle biografie di Charles de Foucauld prendendo spunto come sapete dal centenario del famoso testo di René Bazin.

Dai contributi presenti nella Rivista pubblichiamo un estratto della lettera del vescovo di Vivier Bonnet a padre Jauffrès che scrisse un opuscolo dal titolo: “Un moderne Père du Désert. Le R.P. Charles de Foucauld” (1917), di fatto la prima biografia di Charles de Foucauld dopo la morte. Buona lettura!

Mio carissimo padre, 

Avete fatto passare sotto i nostri occhi, con una serie di articoli molto apprezzati dai vostri lettori, la fisionomia profonda e dolce, sorridente e austera del pio anacoreta e del valoroso apostolo che fu il Reverendo Padre Charles de Foucauld. 

Mi congratulo del vostro lavoro e vi sono grato che venga pubblicato come opuscolo: una sua più ampia diffusione sarà gradita e proficua per tutti; ma nessuno vi troverà, più di noi, gradimento e profitto; poiché tutto ciò che riveste di gloria la memoria del vostro eroe è per noi un bene di famiglia. 

Il Padre de Foucauld era nostro. […]

Il P. de Foucauld aspirava ad essere il chicco di frumento che deve passare attraverso la morte, perché dalle sue ceneri la vita scaturisca più vigorosa e più piena.

Il deserto, separandolo da tutto ciò che egli era e da tutto ciò che amava, sarà la tomba mistica dove si opererà questo mistero di risurrezione e di morte. È qui, effettivamente, che lontano dal suo paese e lontano dai suoi, si persegue e si consuma la sua opera di immolazione; qui che si adopera a far morire tutto ciò che in lui non è immortale. Muore a tutto quello che il passato ha accumulato attorno a lui di affetti, di considerazione e di gloria; muore a tutto ciò che gli prometteva, nel futuro, successi brillanti, alte distinzioni, onesti e facili piaceri, il suo nome, le sue relazioni, la sua fortuna, le sue potenti amicizie, il fascino del suo commercio, le eminenti qualità del suo spirito, le seducenti attrazioni del suo cuore. Fa morire, nel suo corpo domato e asservito ad una volontà di ferro, tutto ciò che è una soddisfazione permessa, ma superflua, non accordandogli niente di ciò che eccede i bisogni più rigorosi e le più strette esigenze della natura. Il proiettile di un assassino viene a completare questa opera di morte e a dare pieno sviluppo ai germi di vita a lungo preparati nell’oscurità e nell’immolazione della tomba.  

La parola del Vangelo non può mentire. Dal chicco da dove è uscita la vita, da questo chicco schiacciato, macinato, ritornato polvere, deve uscire e lo si vedrà uscire un giorno, in fasci pressati, di belle e ricche spighe, un’abbondante e splendida mietitura di cristiani. 

E la tomba dove deve germinare e morire questa messe insperata, questa tomba ci è cara, poiché la cenere che ricopre è quella del singolare e valoroso missionario che fu nostro per il suo sacerdozio e per la libera scelta del suo cuore

Ci spettava quindi prenderci cura della sua memoria e infrangere, dopo la sua morte, quel silenzio al quale ci costringeva, durante la sua vita, il suo implacabile orrore della lode. Ci spettava trarre dall’oscurità in cui si è ostinatamente avvolta e di portare in piena luce questa radiosa figura di prete e di apostolo. Dovevamo, per l’onore della Chiesa, l’edificazione delle anime e la legittima soddisfazione dei nostri cuori, far rivivere, almeno nel ricordo delle sue grandi opere e delle sue eroiche virtù, il monaco-apostolo che abbiamo ammirato, il santo che veneriamo più che mai e l’amico che piangiamo. 

Il compito personalmente, per me, sarebbe stato oneroso; l’avete accettato con una filiale e gioiosa premura e vi siete messo a suo servizio, con una buona volontà commovente, con il tatto e il talento che vi distinguono. 

Gradite l’omaggio della mia profonda gratitudine e del mio tenero affetto.

Lettera di mons. Joseph-Michel F. Bonnet Vescovo di Viviers, 28 maggio 1917

a padre A. Jauffrès, Direttore della Semaine Religieuse di Viviers