“Intra Tupino e l’acqua che discende

Del colle eletto dal Beato Ubaldo

Fertile costa d’alto monte pende”

Arrivando al convento dei frati francescani di Gubbio, sopra la cittadina umbra così ricca di storia e di bellezze architettoniche e paesaggistiche, si trova sul muro perimetrale della struttura questa terzina della Divina Commedia del grande Dante Alighieri che rappresenta una pennellata del canto del paradiso dedicato al poverello di Assisi.



Dalla visita a Gubbio con il nostro amico Khaled e dalla lettura della lapide è nato il desiderio di condividere in queste pagine un pensiero ed una sensazione che mi abita, soprattutto da quando vivo lontano dall’Italia. Molte volte ho raccolto la testimonianza degli abitanti della Terra Santa che mostravano il loro attaccamento al paese affermando di abitare in un posto stupendo. Non solo, ma sono molto orgogliosi nel condividere le bellezze e le prelibatezze di ogni genere, presentandole come le più belle e le più buone possibili.

Un aneddoto, che potremo intitolare come “il gelato di Shfamer” penso che esprima bene quanto sto dicendo: un giorno un nostro amico ci parlò di un gelato che si produce nel villaggio di Shfamer, non molto distante dalla nostra città di Nazaret. Insisteva nel dire che questo prodotto artigianale era il più buono del mondo. Io sorrisi e stetti in silenzio. Quello stesso amico poi ci fece visita in Italia e lo portammo a mangiare un gelato in una qualsiasi gelateria italiana. Dopo averlo assaggiato gli domandai “maliziosamente” cosa ne pensasse a quel punto del gelato di Shfamer. Potete immaginare la risposta perché la bontà del gelato italiano superava di gran lunga quella del gelato “più buono del mondo”.

È solo una battuta, divertente se volete, ma che rende in forma plastica e forse banale una realtà concreta: l’Italia è un paese stupendo, ricco di bellezze e di bontà davvero invidiabili e uniche al mondo. Non è questione di un gelato, ma molto più di tutta una storia di cultura, di arte, di musica, di architettura, di bellezze paesaggistiche ineguagliabili, di cucina, di valori, di umanità, di fede e di molto altro ancora. In un mese e mezzo ho potuto ammirare il mare del ponente ligure, i paesaggi e le opere d’arte disseminate generosamente nella terra umbra, la bellezza di Assisi, Spello, Spoleto, Gubbio, come anche quella di Bracciano con il suo meraviglioso lago, la scoperta di una cittadina incantevole come Pitigliano, nel sud della Toscana, accostando il fascino di una città come Orvieto, per poi ritornare al nord e ammirare ancora i miei posti, Lerici, Portovenere, le Cinque Terre. Per non parlare poi della ricchezza della musica classica senza dimenticare anche le poesie e le canzoni di autori moderni ma non meno affascinanti. Arrivare a sfiorare la bellezza e l’accoglienza delle persone che sono la risultante di una storia di valori coltivati e tramandati di generazione in generazione.

Forse noi italiani, tutte queste ricchezze siamo troppo abituati ad averle sotto gli occhi, che non ci facciamo più caso. Oppure siamo ammorbati dai molti problemi (veri) che attanagliano la nostra vita e dai nauseanti esempi di personalità più o meno pubbliche e da una classe di uomini e donne che rendono antipatica e fastidiosa l’immagine del paese ai nostri stessi occhi. Si, perché immergendosi nella realtà italiana, sia geografica, che politica, che ecclesiale, che sociale, si hanno queste due sensazioni insieme. Il fascino e la noia. Il fascino per tutto il bello e il buono che c’è, sia nel territorio che nella gente; la noia unita all’insofferenza per il clima pesante che si respira nell’ambito istituzionale (sociale, politico, ecclesiale che sia) per ritrovarsi sempre intrappolati nelle maglie di un sistema che naviga lontano dalla vita della gente e dai veri problemi. Non sono qui a fare un’analisi esaustiva e competente delle questioni in gioco, ma desidero esprimere tutto il mio (sano) orgoglio di essere italiano ed allo stesso tempo a condividere la mia amarezza per il momento che stiamo vivendo. Il mio è come un sogno, di poter contribuire, come una goccia nell’oceano, a risvegliare in me e in chi ci legge la passione per questo paese, per la sua storia come per il suo futuro, perché il presente diventi più vivibile e si possa continuare ad avere nostalgia della bellezza di questa nostra terra.

fratel Marco