Tra fratelli ci confrontiamo e ci diciamo spesso che l’accoglienza è una componente evangelica indispensabile, umana nella sua espressione, ma soprannaturale nel suo frutto, quando viene fatta nel nome del Signore.

La partecipazione alla ordinazione episcopale di Mounir Kairallah, in Libano, è stato evento di Grazia dall’alto e di fraternità sulla terra. Non capita tutti i giorni, ma è successo il 23 febbraio alle 16,30, all’ingresso di un paese straniero, appena varcato il controllo dei passaporti, di sentirsi chiamare per  nome da uno degli addetti al servizio degli arrivi. Così si è svolta la prima accoglienza. Il seguito è stato un crescendo, attraverso la presenza stessa di Mounir, i suoi saluti o le telefonate nonostante i mille impegni pre-ordinazione (non lasciava passare molte ore senza sentirci), gli sguardi e i sorrisi durante la celebrazione, il calore e l’attenzione dei sacerdoti (abuna Raymond, Charbel, Butros), dei laici o dei suoi fratelli di sangue, ai quali di volta in volta ci affidava.

La delegazione estera era composta da un vescovo emerito di origine Libanese, giunto dagli Stati Uniti, da un gruppo di Sant’Etienne (Lione), da un gruppo dalla Lombardia (Milano e Tradate), da una coppia di Sposi di Roma e dal sottoscritto.

Alloggiati sulla riva del mare vicino ad un gruppetto di palme, il giorno successivo, con 40 minuti d’auto, ci troviamo a fianco dei Cedri in alta montagna con circa mezzo metro di neve. Tannourine è il villaggio più elevato, altitudine mt 1.300 sul livello del mare. Stupisce la tenacia di questa gente che, tra gli aridi sassi, trova spazio per far crescere mele, pere, mandorle tanto da sostenersi e poter vivere. In questa zona arida ed aspra incontriamo il villaggio natale di San Charbel e vediamo da lontano la sede episcopale di Batroun (un monastero in montagna anziché un palazzo in città: il Vescovo deve essere anzitutto monaco).

Pranzo delicato, straordinario, preparato dai genitori di abuna Raymond, ritorno alla base, breve sosta e poi ci immergiamo nella vita della parrocchia/cattedrale (dedicata a Santo Stefano): Via Crucis, Eucaristia, benedizione con la croce. Sosta per le condoglianze ai parenti del Patriarca Ortodosso nella terza ed ultima sera per questo rituale dopo la sepoltura del defunto. Gli ortodossi avevano chiesto di fare il funerale nella cattedrale ma hanno poi rinunciato a motivo della preparazione per l’ordinazione episcopale del nostro Mounir.

E’ seguita la veglia con il vescovo eletto. Sono stati evidenziati i tre punti del servizio episcopale: insegnamento espresso son l’intronizzazione del Vangelo e conseguente proclamazione delle Beatitudini e vangelo del Buon Pastore; santificazione espressa con la lettura di passi di Sant’Efrem e la meditazione del vescovo  di Sant’Etienne Dominique Lebrun; governo espresso con la processione dei preti della diocesi recanti ciascuno una lampada accesa ed alcuni laici che hanno presentato tre tavole con la mappa delle tre parti della diocesi: il mare, la collina, la montagna.

Tutto questo abbellito da fiori meravigliosi e sostenuto da canti curatissimi.  Quanti giovani e bambini… E che belle voci (alcuni piccoli durante alcune celebrazioni si affiancano ai sacerdoti ed ai ministranti e ne ripetono i gesti: prima catechesi incancellabile).

Insomma dalle 17 alle 22 in chiesa… Era ora di una pizza (buona ed abbondante)!

Il 25 febbraio con un tempo  sempre splendido, temperatura primaverile, ci avviamo alla sede del patriarcato maronita, a mt 100 sul livello del mare di fronte alla costa mediterranea. La chiesa del patriarcato ha accolto, oltre alle 1.600 persone all’interno, forse altrettante all’esterno. Hanno posto noi, tre preti italiani, in prima fila con la stola per la concelebrazione. Ma ben presto siamo stati scavalcati da un patriarca melkita ortodosso, da vari funzionari pubblici (compreso l’ambasciatore della Siria – uno dei vescovi eletti è destinato alla chiesa maronita della Siria) ed  una nuvola di fotografi. Abbiamo potuto seguire la liturgia grazie ad uno schema in francese predisposto ad hoc.

Dopo la sottolineatura delle prime radici di questa chiesa Siriaco-Antiochena abuna Mounir, appena ordinato vescovo, a nome anche degli  altri due ordinati, traccia il programma delle scelte pastorali, in linea con il sinodo patriarcale maronita:

Rinnovamento spirituale fondato sulla Parola di Dio che conduce al pentimento, alla preghiera ed alla trasformazione delle mentalità.

Conversione di tutti, incominciando dai vescovi, dai preti fino ai laici, attraverso la riscoperta della vocazione battesimale e poi di quella propria a ciascuno. Anche i laici portano  la responsabilità dell’annuncio del Vangelo… lo Spirito parla anche attraverso di loro.

–  Il rinnovamento delle strutture diocesane e parrocchiali deve condurre alla vita di servizio e carità, ad essere profeti di speranza e testimoni della Resurrezione.

«ai religiosi ed alle religiose chiediamo che i loro monasteri ed i loro istituti siano centri di preghiera, di carità e di irradiazione spirirtuale».

Terminata la liturgia,  una visita al santuario di Nostra Signora del Libano, ed il pomeriggio a Biblos, città con resti fenici però caratterizzata da architettura crociata. Alla sera un momento individuale per riordinare idee, energie, inviare un po’ di notizie ai fratelli di Sassovivo per la veglia del sabato. L’affettuoso e vigile abuna Raymond però non mi abbandona e sul tardi suo fratello mi accompagna in una visita alla città vecchia di Batroun.

Il giorno successivo, domenica 26 febbraio, al termine della Eucaristia con la presa di possesso della diocesi di Batroun, tra i ringraziamenti ad amici vicini e lontani, suona in lingua italiana: «A te fratel Piero, rappresentante della diocesi di Foligno e dei fratelli dell’abbazia di Sassovivo, realtà che hanno conservato per oltre 870 anni la reliquia di san Maroun e che hanno accettato il gemellagio tra le nostre due diocesi, dico grazioso di essere presente. Ti prego di trasmettere i nostri saluti e la nostra riconoscenza a S. Ecc. Mons. Gualtiero Sigismondi, vescovo di Foligno ed a tutti i fratelli ed agli amici di Foligno».

In questa fraternità che ci lega continuiamo a ricordare e a pregare per questi fratelli e particolarmente per il servizio che il nuovo vescovo ha iniziato a svolgere!

fratel Piero