Non è un gioco di parole. Lo sentiamo fortemente noi, che viviamo più distanti dalle altre fraternità, quanto sia importante, fondamentale, ritrovarsi con gli altri fratelli. Mentre trascorrono i mesi nella casa di Nazaret sento personalmente, oltre la gratitudine per i fratelli con cui vivo tutti i giorni, la necessità di uno scambio con i piccoli fratelli che vivono in Italia perché quando ci si ritrova si ha la possibilità di riconoscersi nella nostra identità e nella nostra missione.



Alcune volte siamo noi a recarci a turno in Italia. Altre volte sono i fratelli “italiani” a venire da queste parti per un tempo di condivisione, di ritiro, di vita fraterna nella terra di Gesù. Questa volta è stato il turno di Gian Carlo e Gabriele che sono arrivati a Nazaret verso la fine di settembre. Gabriele è già ripartito ed ha ripreso la sua vita ordinaria tra Sassovivo e parrocchia. Gian Carlo invece è ancora con noi e rimarrà, grazie a Dio, ancora per alcuni giorni.

Se è una grazia potersi ritrovare, a maggior ragione lo è ritrovarsi con Gian Carlo che ha mosso i primi passi della nostra comunità e vigila sullo stile e sul dono che la nostra fraternità rappresenta per la chiesa e le persone con le quali viviamo.

Ma come avviene questo scambio rigenerante? Avviene semplicemente vivendo. Attraverso la semplicità delle cose di tutti i giorni, la preghiera condivisa, le chiacchierate comuni e quelle individuali, i pasti, l’accoglienza degli ospiti… In ogni spazio di vita reale c’è la possibilità di uno scambio, di una immersione nell’essenziale ed è possibile assorbire, come per “osmosi” , quanto è necessario per rigenerarsi e continuare il cammino. E questo è un canale di comunicazione nei due sensi, tanto che, chi è rigenerato e chi rigenera, si scambiano continuamente di ruolo. Questo mi sembra uno degli aspetti vivificanti della vita in fraternità: la possibilità dello starsi vicino per aprirsi alla fecondità che ognuno può portare nel solco di una comune vocazione.

Intuisco che tali dinamiche che la vita religiosa offre, possono essere vissute e sperimentate anche nell’ambito di altri tipi di vocazione. I preti che si ritrovano con i confratelli e con il loro vescovo, le famiglie che si danno del tempo per riprendere fiato e ritrovare il senso e la radice della loro unità, gruppi di giovani che decidono di fare esperienze edificanti per il loro cammino,… Ritrovarsi, per ritornare al significato della propria esistenza, semplicemente vivendo. Mi sembra questa un’indicazione preziosa che raccogliamo dall’esempio di fr. Charles o di altri santi, come san Francesco di cui oggi celebriamo la festa, che hanno visto nella comunione tra gli uomini un luogo della rivelazione del volto di Cristo.

fratel Marco