Secondo una consolidata tradizione, anche quest’anno si terrà l’atteso appuntamento con la figura di Carlo Carretto (fratel Carlo), organizzato dal Comune di Spello insieme con l’Azione Cattolica Italiana, la Diocesi di Foligno, i Piccoli fratelli e altre realtà del territorio.

5/6 ottobre 2012

CARLO CARRETTO

Le gioie e le speranze dell’uomo di oggi

Il tema scelto è quanto mai suggestivo perché richiama lo stretto legame tra fratel Carlo, il Concilio Vaticano II e la Parola. Elementi che si incrociano in questo tempo in cui ci apprestiamo a vivere l’Anno della fede che coincide con l’anniversario dell’inizio della grande assise conciliare.

«Quando sarò morto – e spero presto perché ho conosciuto il Signore e bramo vedere il suo volto – se venite sulla mia tomba e sepensate possibile la comunicazione tra i membri del Regno, non chiedetemi di pregare per voi onde guarire da questo o quel male. Chiedetemi solo che preghi per la vostra fede. È l’unico dono per cui merita pregare» (Beata te che hai creduto).

Queste parole scritte da fratel Carlo nel 1980 fecero pensare (a non pochi) che egli avesse una visione pessimista soprattutto della Chiesa e della vita. Parlava anche della paura dilagante allora, quindi scriveva altrove:

«Che la città abbia paura non mi stupisce: è cosa naturale sotto il dilagare della delinquenza e la temerarietà dei terroristi e dei rapinatori. A me fa pena la paura della Chiesa perché è il triste segno della nostra carenza di fede nel Cristo risuscitato dai morti, nel Cristo re della storia. Questa Chiesa postconciliare, questa nostra Chiesa rischia di passare alla storia come la Chiesa della paura» (Padre mio mi abbandono a te).

Anche noi stiamo vivendo il nostro tempo in cui non è assente la paura e forse con un tasso di densità molto più forte di quella che denunciava Carlo Carretto ai suoi giorni. Ma la paura si vince con la conoscenza e l’amore della parola di Dio. La paura si vince nella preghiera. La paura si vince con la fede. La paura si vince facendo riscoprire ad ogni membro della Chiesa la propria dignità. Per questo fratel Carlo scrive, parla e, soprattutto, prega e testimonia, «opportune et importune», la sua sicurezza che, realizzando questi tre obbiettivi, i semi gettati dal Concilio nei solchi della Chiesa produrranno i frutti sperati.

Fratel Oswaldo

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