Al campo dei Pastori, BetlemmeSiamo arrivati alla tredicesima spedizione dei nostri amici di Città della Pieve che da anni si organizzano per venire alcune settimane a Nazaret in aiuto alla fraternità nei vari lavori di ristrutturazione che, di tanto in tanto, si rendono necessari.

Il titolo non è un errore, per diversi motivi. Il primo è che i nostri uomini, Enrico, Alfredo e Fabio, riescono a portare a termine una mole enorme di lavoro in pochissimo tempo, tanto che si può parlare di “lavori in corsa”.



Ma questo non deve ingannare perché la precisione e la cura con cui vengono fatti sono incredibili e caratterizzati dalla famosa “tigna” umbra (pievese in particolare) che rende ogni ostacolo una sfida che, quasi sempre, viene vinta.

Così quest’anno è stata la volta della ristrutturazione di parte del muro di recinzione della fraternità e della risistemazione del tetto di due camere. Insomma, anche in un paese come questo, bisogna fare i conti con l’acqua che si infiltra e a lungo andare può produrre danni anche gravi.

Ogni volta l’occasione dei lavori porta con sé un “di più” di vita spirituale e fraterna che edifica e fa bene soprattutto a noi piccoli fratelli. Gli amici infatti si inseriscono pienamente nei nostri ritmi di vita, con la preghiera mattutina, l’adorazione serale, i pasti, gli spostamenti e perfino l’accoglienza.

FaisalCi sono alcuni episodi “storici” che hanno segnato indelebilmente la spedizione di quest’anno. Uno fra tutti, senz’altro il più significativo, si è verificato nel contesto del rapporto con il nostro amico e fruttivendolo Faysal. Per far capire la situazione è necessario fare un passo in dietro al settembre 2011. Eravamo in tempo di Capitolo Generale e ci siamo trovati nella necessità di lasciare per alcune settimane la fraternità. I nostri amici pievesi si sono resi disponibili per mantenere aperta la casa e, nel frattempo, per alcuni lavori di manutenzione. In quell’occasione il nostro Enrico è rimasto diversi giorni da solo. Faysal, amico di lunga data, musulmano, venutolo a sapere, mandava quotidianamente i figli Yaqub e Aiub a portare il pranzo… Un gesto di squisita delicatezza che ci ha davvero toccato il cuore.

Da mesi “abu Yaqub” (padre di Yaqub) si è prenotato per un invito a cena, a casa sua, non appena fosse arrivato Enrico dall’Italia. E così nei giorni della sua permanenza si è concretizzata l’occasione. Una serata davvero indimenticabile, segnata da una cura amorevole di Faysal e di tutta la sua famiglia nei nostri confronti. Invitati a condividere il cibo preparato dalla moglie, con lei presente al nostro tavolo: un segno di enorme fiducia che forse, chi conosce poco il mondo islamico, difficilmente può comprendere.

Alla vigilia della partenza di Enrico poi ci siamo visti arrivare i due gemelli Jaqub e Aiub che portavano una busta con un dono per l’amico-volontario italiano: alcuni oggetti religiosi che ci hanno stupito proprio per la apertura di mentalità di questo musulmano DOC.

Enrico e amiciLe settimane trascorse insieme, soprattutto quella in cui erano presenti anche Fabio ed Alfredo, hanno visto non solo il lavoro, ma c’è stato pure il tempo per un’escursione ad Al Khalil (Hebron) che ci ha dato la possibilità di immergerci nel pellegrinaggio verso le tombe dei Patriarchi ed allo stesso tempo nei problemi più vivi della Terra del Santo. Anche il viaggiare insieme, nonostante la stanchezza dovuta alle giornate così impegnative, è stato l’occasione per stringere ancora di più i legami di affetto e amicizia.

L’ultima Messa con Fabio, Enrico e Alfredo presenti è stata un momento di intensa preghiera e di vera fraternità, nella quale abbiamo potuto comprendere ancor più quanto ormai il legame stabilito tra noi sia di autentica fraternità che la distanza non può cancellare.

fratel Marco