Parafrasando il titolo di un vecchio film, “la lunga estate calda” potrebbe essere lo slogan che accompagna questi mesi estivi nazaretani, particolarmente nell’ultimo periodo di agosto.

Calda nel senso del clima, anzitutto, in quanto le temperature hanno toccato valori altissimi e sono state accompagnate da elevate percentuali di umidità. Calda pure nel senso che le visite dei pellegrini alla cappella di fr. Charles si sono moltiplicate, impegnandoci non poco nell’accoglienza sia di gruppi, anche molto numerosi, sia di ospiti che hanno condiviso con noi alcuni giorni.

Così, dopo una ricchissima esperienza di ospitalità, é solo da pochi giorni che la nostra fraternità é ritornata ad un ritmo di vita più ordinario e si é creata la possibilita di un’escursione davvero piacevole ed interessante in una zona da noi attualemente poco frequentata: la valle dei Patriarchi e Nablus, in Samaria (guarda le foto). Questo wady (in arabo: valle) si trova a circa un’ora e mezzo da Nazaret ed a circa 65 km da Gerusalemme. Si estende dalla Valle del Giordano per arrivare, ad ovest, al passaggio tra i monti Ebal e Garizim, i monti sui quali il popolo di Israele avrebbe pronunciato la benedizione e la maledizione all’ingresso nella Terra Promessa (cfr. Dt. 11, 26ss). Si tratta di una antica via di comunicazione nella Palestina e viene chiamata valle dei Patriarchi perchè in questo luogo si collocano numerosi episodi della vita dei Padri della fede di Israele. A Nablus (antica Sichem) é custodito il pozzo di Gicaobbe, da lui fatto costruire al ritorno dalla Mesopotamia, al momento della riconciliazione con Esaù suo fratello. Il pozzo é per noi cristiani pure il luogo in cui é ambientato il famoso dialogo tra Gesù e la samaritana.

Percorrendo questa strada si apre davanti agli occhi lo scenario per nulla arido e desolato della Samaria. La valle é un wady ricco di acqua, che rende fertile la zona donando all’orizzonte desertico uno splendido tocco di verde. Nablus é oggi una città tipicamente araba, nei Territori Palestinesi, piuttosto grande, ricca di vitalità e caotica. La passeggiata nel suq é stata particolarmente piacevole tra i tipici colori di frutta, verdura, abiti e quant’altro e gli odori di spezie caratteristici di questi luoghi.

Il pozzo di Giacobbe si trova nella cripta di una bella Chiesa, ora ortodossa, costruita e ricostruita più volte nell’arco della storia, custodita da un accogliente e simpaticissimo prete e monaco, Giustino, greco, che ci ha raccontato la sua trentennale esperienza come custode di questo luogo santo. La sua serenità é stata particolarmente coinvolgente, soprattutto pensando ai momenti difficili attraversati nei numerosi assalti di estremisti ebrei che rivendicavano (anche a suon di proiettili) la proprietà del luogo. Egli é pure scrittore di icone meravigliose, custodite all’interno della chiesa, che rappresentano un riflesso della sua pace interiore.

Il viaggio é proseguito fino a Jeniin, luogo molto caro alla fraternità che per anni ha aiutato le suore di Sant’Anna nella loro attività con i bambini, in una città particolarmente toccata dai conflitti israelo-palestinesi,  e fino a poco tempo fa’, soffocata da una chiusura pesantissima da parte delle autorità israeliane. Tuttora le limitazioni della libertà di ingresso e di uscita da Jeniin rimangono pesanti, creando notevoli disagi alla popolazione ed alle persone che desiderano visitare la Samaria.

Una giornata piacevole dunque, trascorsa all’insegna della fraternità e del pellegrinaggio, nel cuore della Palestina, percorrendo strade antiche che, come sempre capita da queste parti, non smettono di parlare alle persone che ancora oggi le percorrono.

fatel Marco