“Odore di Gerusalemme…” Con queste parole un cantautore moderno, Fabrizio de Andrè, canta il passaggio nei pressi della Città Santa del vecchio Giuseppe (secondo una tradizione apocrifa), al suo ritorno da un viaggio durato quattro anni che lo riporterà nel suo villaggio di Nazaret. Ad attenderlo ci sarà la giovanissima Maria che dovrà recargli le novità della sua vita, l’annuncio ricevuto in un “sogno” (“…ma sonno non era”).Così Giuseppe si prepara a questo incontro dove “…lo stupore nei tuoi occhi salì dalle tue mani che vuote intorno alle sue spalle, si colmarono ai fianchi della forma precisa d’una vita recente, di quel segreto che si svela quando lievita il ventre” (Fabrizio de Andrè, Il ritorno di Giuseppe, in La buona Novella).


“Odore di Gerusalemme…” Chi è stato a visitare la Città Santa, sa bene che in effetti uno dei sensi che più vengono sollecitati è quello dell’olfatto. Percorrendo i vicoli del suq nella città vecchia, o recandosi alla chiesa del Santo Sepolcro, oppure spostandosi verso la zona delle moschee o al muro della preghiera, si avvertono continuamente gli odori tipici dell’oriente: le spezie, la carne appesa ai negozi che si susseguono in spazzi molto stretti, l’incenso, il profumo delle donne che lasciano scie di sé anche a diversi metri di distanza, il fumo, il narghile… Tutto questo stimola l’immaginazione e ti immerge ancor più profondamente nella cultura e nella storia di questo luogo unico al mondo.

Ma quali altre sensazioni si provano nel camminare come pellegrino solitario dentro “le sue mura”? Mi è capitato di stare una settimana a Gerusalemme per il mio ritiro annuale, proprio nei giorni in cui si festeggiavano alcuni momenti importanti per la vita sia degli arabi che degli ebrei: la fine del mese di Ramadan per i mussulmani e l’inizio del nuovo anno (la festa di Rosh Hashanah) per gli ebrei che quest’anno quasi coincidevano, tra le stesse vie e le stesse pietre.

Una folla di donne velate, di uomini dalla barba lunga che fanno la spesa nel mercato, preparandosi alla grande festa della fine del mese “generoso” nel quale hanno vissuto un tempo spirituale forte di digiuno, preghiera ed elemosina. Così gli odori si mescolano ai suoni, delle moschee che invitano alla preghiera e l’accompagnano durante l’ultima notte, sotto lo sguardo di una luna nuova che annuncia l’inizio del mese seguente.

Quasi lo stesso giorno i nostri fratelli maggiori che si preparano a festeggiare l’inizio di un nuovo anno, invocando la benedizione sulla loro vita, le loro famiglie, i loro figli, la loro ambigua terra. E tutto questo sotto la stessa luna, anch’essi indaffarati per gli ultimi acquisti nei vicoli della città vecchia.

Mi ha impressionato il caos dei preparativi, simili a quelli che facciamo, freneticamente, nei giorni precedenti al Natale o a capodanno in Italia. E poi il vuoto e il silenzio, quasi imbarazzante degli stessi luoghi nei giorni della festa: e qui si evidenziano alcuni elementi.

L’odore di Gerusalemme si inasprisce mettendo in luce quanto sia divisa questa città. Con le strade deserte, i pochi che girano mettono in evidenza le divisioni, le spaccature. Non ci sono arabi che girano per il quartiere ebraico. E non ci sono ebrei che scendono nelle vie silenziose del mercato arabo.. Ognuno sta nel suo, forse perché passare in zone “straniere” nei giorni della festa, ti mette allo scoperto, e non passi inosservato. Forse per questioni  di impurità… Chissà… Sta di fatto che gli  unici che “sconfinano”  sono i soldati intenti a sorvegliare (anche prima delle feste) i luoghi strategici delle porte di ingresso, della zona della spianata delle moschee, e di altri territori “di confine”. Un gruppo di soldati, giovanissimi, sequestrano pistole giocattolo a bambini arabi che, correndo tra le vie deserte del suq, giocano al deprecabile gioco della guerra…  Nel frattempo, i gruppi di pellegrini si possono godere il cammino della via crucis senza spintoni e strattoni di una folla che sale e scende, immersa nelle cose di tutti i giorni.

“Odore di Gerusalemme…” Mentre quotidianamente ci giungono notizie su attacchi a Gaza, su attentati terroristici di estremisti islamici nel mondo, mentre sono in atto colloqui di pace tanto declamati quanto destinati a non avere risultati efficaci, la domanda che  nasce è quella di sempre: quando l’odore di Gerusalemme sarà quello della pace?

fratel Marco