Cafarnao ha un posto privilegiato nei quattro Vangeli. Per importanza viene subito dopo Gerusalemme.

Posta sulle rive del lago a 210 metri sotto il livello del mare e punto strategico sulla via maris che collegava la Mesopotamia al Mediterraneo, a metà strada tra Tiro e Damasco, diventò la città di Gesù. Scrive infatti Matteo: “Salito su una barca, passò all’altra riva e giunse nella sua città” (9,1).

La scelta di Cafarnao non fu casuale. Qui egli incontrava non solo ebrei, ma anche stranieri di passaggio e la buona notizia superava i confini: “La sua fama si diffuse per tutta la Siria e conducevano a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati epilettici e paralitici; ed egli li guarì. Grandi folle cominciarono a seguirlo dalla Galilea, dalla Decapoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano” (Mt 4,24-25).

Cafarnao nel vecchio testamento non è mai citata, anche se le ricerche archeologiche provano che esisteva già nel secondo secolo a.C. Il nuovo testamento la chiama città, ma in effetti non era che un grosso villaggio di pescatori e agricoltori, come attesta il suo stesso nome Kefar Nahum, villaggio di Nahum. Da sud a nord si estendeva dal lago fino all’inizio della collina, da est a ovest andava dall’attuale chiesa ortodossa al convento francescano.

La sinagoga

Il Vangelo di Luca ci dice che a Cafarnao c’era una sinagoga, dono del centurione che comandava la legione locale (Lc 7,1-10). Non si tratta però di quella che possiamo visitare oggi grazie alle varie campagne di scavi del secolo scorso e che risale alla fine del quarto secolo a.C. e a metà del quinto secolo. La sinagoga nella quale Gesù tenne il discorso sul pane della vita (Gv 6) era più piccola e costruita con la pietra di basalto del luogo. Per avere un’idea di come poteva essere basta visitare quella di Korazim, dello stesso periodo e che è stata ben recuperata. A Cafarnao della sinagoga frequentata da Gesù oggi possiamo vedere la parte di un muro in pietra nera nell’angolo sud-est di quella più recente.

La casa di Pietro

Il Vangelo di Marco, parlando di un miracolo compiuto da Gesù nella stessa sinagoga, sottolinea un particolare importante: “e subito, usciti dalla sinagoga andarono nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni” (Mc 1,29). La casa di Pietro e Andrea dunque era vicina alla sinagoga. Se fosse stata lontana non sarebbero andati “subito” in casa. La gente, come al solito, avrebbe trattenuto Gesù.

Difatti gli scavi hanno riportato alla luce la casa di Pietro, la Domus Ecclesia e la Chiesa bizantina costruita sul luogo ad appena un isolato dalla sinagoga.

La Storia

A questo punto bisogna fare una breve parentesi storica.

La permanenza di Gesù a Cafarnao, pur riconoscendo le difficoltà incontrate (Gv 6,59-62; Mt 11,23-24) lasciò il segno su alcuni abitanti che conservarono un grato ricordo dell’amato Rabbi e dopo la risurrezione di Gesù divennero suoi convinti seguaci. Ad essi si aggiunsero altri cristiani fuggiti da Gerusalemme dopo le rivolte represse dai romani nel 70 e nel 135 e che trovarono a Cafarnao un rifugio di pace.

I giudeo-cristiani cominciarono in questo periodo ad usare la casa di Pietro come luogo di preghiera (domus-ecclesia).

Con la pace di Costantino questa domus-ecclesia fu resa più spaziosa e accogliente. Egeria nel suo famoso resoconto scrive: “in Cafarnao poi, la casa del principe degli apostoli fu trasformata in chiesa; se non che le sue pareti sono rimaste immutate”.

Il fatto che i cristiani fossero molti e molto attivi nel proselitismo, spinse gli altri a reagire e a mostrare la loro vitalità costruendo una nuova grandiosa sinagoga. Senza badare a spese, perché il materiale e gli artisti non erano certo del luogo.

Quando giunsero i bizantini anche la chiesa di Pietro subì delle profonde trasformazioni divenendo una elegante chiesa ottagonale.

Il quinto e il sesto secolo furono prosperi per tutti gli abitanti di Cafarnao, come risulta dagli oggetti trovati nelle abitazioni durante gli scavi.

Con l’inizio del periodo arabo il villaggio andò sempre più declinando. Tanto che nel 1283 un frate, Burcardo di Monte Sion, non vi trovò che sette casupole di poveri pescatori.

Nel 1894 la custodia di Terra Santa acquistò dai Beduini il terreno con buona parte dei ruderi. Nel 1905 incominciarono gli scavi ad opera di archeologi tedeschi e furono continuati poi dai francescani fra Vendelin Von Benden (1905-1915) e p. Gaudenzio Orfali (1921-1926) con il ritrovamento della sinagoga e della chiesa ottogonale. Nel 1968 i lavori furono ripresi dai padri Virgilio Corbo e Stanislao Loffreda, con l’aiuto finanziario del Governo italiano e fruttarono la scoperta della casa di Pietro, di diversi quartieri del villaggio e una datazione più vicina alla realtà della ultima sinagoga. Padre Loffreda poi ha dato alle stampe un volumetto preziosissimo sugli scavi.

Nel 1990 è stato inaugurato il “memoriale di san Pietro” opera dell’architetto Avetta. Costruita al di sopra della casa dell’apostolo e della chiesa ottagonale la struttura, elevata, non disturba gli edifici antichi e da la possibilità di ammirarli sia da terra che dall’alto, grazie ad un grande occhio al centro della ottima aula liturgica. In questi ultimi anni gli scavi sono continuati riportando alla luce altre parti del villaggio e sistemando nuovi reperti nel lungo percorso adiacente alla sinagoga e altrove che li mette bene in mostra. Ultima nota: oggi all’ingresso del complesso Cafarnao c’e’ san Pietro a dare il benvenuto ai pellegrini. Una statua niente male. Un dovuto omaggio al padrone di casa inquesto sito archeologico tra i piu’ godibili nella Terra del Santo.

La Chiesa ortodossa

Chi visita Cafarnao non può ripartire senza visitare la chiesa ortodossa: uno scrigno di icone, una oasi di pace. Il monaco che, da alcuni anni ha scelto questo luogo per la sua vita ascetica, ha compiuto davvero miracoli.

Per completare il quadro terminiamo ricordando altri tre luoghi noti:

Corazim

Villaggio posto in alto sulla collina a nord di Cafarnao, sorse nel periodo ellenistico. È citato da Matteo tra le città rimproverate da Gesù: “Guai a te Corazim…” (Mt 11,20ss).

Già nel quarto secolo era in decadenza come attesta Eusebio di Cesarea. Nel 1926 gli scavi archeologici misero in luce la bella sinagoga in pietra di basalto finemente lavorata e un buon numero di abitazioni.

Betsaida

Betsaida, dall’ebraico “casa della pesca”, doveva essere sulle rive del lago ad est della foce del Giordano. Oggi non esistono neanche i ruderi. Sono stati identificati invece, nel 1989, quelli di Betsaida Julia a circa 3 km sulla collina. La cittadina era stata costruita da Filippo, figlio di Erode, in onore di Julia figlia di Augusto. Betsaida fu la patria di Pietro, Andrea e Filippo.

Kursi

Andando da Cafarnao a Ein Gev, il famoso kibbutz dove la maggior parte dei pellegrini vanno a mangiare il pesce di san Pietro, si incontra la località di Kursi, Chorsian. Qui probabilmente va localizzata la guarigione dell’indemoniato posseduto dalla regione e finita nel lago, perché i particolari, compresi i sepolcreti in grotte scavate nella roccia, corrispondono bene al racconto. Inoltre, negli scavi del 1970 vennero alla luce le fondazioni di un monastero con pavimenti in mosaico e una chiesa a tre navate che, come è stata recuperata è davvero molto affascinante.

fratel Alvaro