In questi giorni di Marzo sono numerosi i pellegrini dell’est asiatico, anche Giapponesi, che camminano attraverso i luoghi di questa Terra Santa ed un gruppo di essi ha sostato nella nostra fraternità, fermandosi per l’adorazione Eucaristica in questo momento di prova.

Lo spaventoso terremoto che nei giorni scorsi ha colpito il Giappone (tra i più devastanti degli ultimi cent’anni) provocando uno tzunami e la conseguente esplosione di uno dei reattori della centrale nucleare di Fukushima, ci portano inevitabilmente ad interrompere il tran-tran quotidiano per fermarci in silenzio, nella preghiera di intercessione.

Silenzio, oggi, non tanto per domandarsi se una tragedia che ha già superato le 6500 vittime sia “colpa” della natura o dell’uomo (alcuni studi presentano prove che da quando negli anni ’50 molti stati hanno iniziato ad effettuare test nucleari, forti terremoti si sono sempre susseguiti nei giorni seguenti agli stessi test), ma per restare accanto nella preghiera ai nostri fratelli giapponesi, a quanti soffrono in questi giorni per la perdita dei propri cari, per i feriti, per chi ha visto spazzati via in pochi secondi i propri affetti, la casa, per chi è nell’angoscia di una contaminazione nucleare, per i volontari, per la Chiesa locale affinché possa recare conforto spirituale e materiale a tutti i bisognosi.

Preghiamo allora, perché anche se non capiamo il Padre sa di quali cose abbiamo bisogno, Lui che ha detto «Beati quelli che piangono perché saranno consolati» ed oggi più che mai la nostra preghiera non sia individuale ma, come suggerisce fr. Charles, universale:

«Non chiedo nulla solamente per me stesso: tutto cio’ che domando nel Pater lo chiedo o per Dio o per tutti gli uomini… Il perdono, cosi’ come la grazia, non li si chiede solo per se stessi, ma per tutti»  (Lo Spirito di Gesù. Meditazioni, (1898-1915), Roma, 1978).

Come recitiamo nel giorno di Natale, famiglia di Nazaret, esperta del soffrire, dona al mondo la pace, dona conforto anche a coloro che soffrono.

Giovanni Marco