La domenica pomeriggio è un momento di distensione che trascorriamo tra noi fratelli di comunità. La scorsa domenica con Oswaldo e Jonathan siamo partiti senza una meta prestabilita…e strada facendo ci siamo ritrovati presso l’Eremo di San Pietro in Vigneto.
Si trova lungo il cammino francescano che è segnato da la Verna a Gubbio e precisamente è situato tra Gubbio e Valfabbrica. L’idea di rintracciare questo luogo è venuta vedendo le carte del sentiero, dal momento che tra poco più di un mese con i giovani delle nostre parrocchie seguiremo un tratto di questo percorso: da Foligno a Gubbio.
Già la strada per arrivare all’eremo ti scoraggia un pochino e ti fa chiedere: ma ci sarà veramente o è un’invenzione?
Arrivati ti trovi un cancello con tanti cartelli tra i quali due colpiscono: “l’eremo non è un ostello” e “non si visita”.
Dentro vedi una costruzione antica ma molto ben restaurata.
Forti del nostro essere piccoli fratelli siamo entrati…io mi dicevo, semmai dirò che non sono in visita, bensì in preghiera!
Ci siamo ritrovati in un chiostro con un lato aperto, molto semplice, ma con un bel pozzo. L’ingresso alla cappella era aperto e stava finendo la celebrazione eucaristica.
Ci ha poi accolti una suora che vive non lontano in un altro eremo e abbiamo potuto sostare in cappella davanti a delle icone stupende, una fusione tra occidente (la costruzione e l’affresco di fondo) e tradizione orientale.
Un luogo davvero suggestivo che richiama al silenzio e alla preghiera, immerso tra delle splendide colline.
Un luogo che ti fa venire nostalgia di ritiro, di intimità col Signore…e magari ti fa capire l’importanza del carisma della vita eremitica (che poi tradotto si potrebbe dire trovare la risposta alla domanda: “ma che ci sta a fare uno qui per tutta la vita?”).
Un luogo che ti fa subito venire in mente frère Charles nel deserto.
Il nostro fratello beato diceva che Gesù ha vissuto tre dimensioni: Nazaret, il deserto e la vita di operaio evangelico.
La dimensione del deserto è fondamentale e fa parte anche della vita di Nazaret nonché della vita apostolica. Avere dei luoghi che te lo ricordano è importante: Gesù amava l’orto degli ulivi, S. Francesco le spaccature nelle rocce (elencarle sarebbe lungo), frère Charles si era preparato l’eremo dell’Assekrem per ritirarsi anche dal suo deserto che era però abitato dai suoi amati Tuareg, e trovare più silenzio ancora su quell’altopiano.
Il fascino di certi luoghi è chiaro e inequivocabile.
Devono essere immersi nella natura e nel silenzio…meno cose e meno rumori prodotti dall’uomo ci sono e meglio è. Viene spontaneo chiedersi come mai l’uomo che certamente è un essere aperto alla dimensione spirituale, di fatto ama circondarsi di costruzioni e rumori che gliela fanno perdere di vista! Sembra che il cosiddetto progresso che amiamo e che ci riempie di cose che riteniamo ormai necessarie, ci chieda in cambio di dimenticare il silenzio e lo spirito.
Quando penso a queste cose mi viene sempre in mente la favola di Momo dove dei signori grigi proponevano all’umanità metodi per perdere meno tempo e li spingevano a depositare il tempo risparmiato in una banca (dove poi loro glielo divoravano!!).
Così siamo noi: renditi sempre rintracciabile col telefonino (così perderai la tua libertà), arriva presto da un posto a un altro con l’automobile (così avrai sempre più voglia di muoverti e non ti fermerai più), trova tutte le notizie su internet (così non avrai più tempo per riflettere). Non è che i signori grigi ci stanno fregando le cose più belle? Forse un po’ di deserto allora non ci farebbe male!
fratel Gabriele