La casa di Nazaret è un luogo di preghiera e passaggio continuo; per noi fratelli è anche una stazione dove è possibile incontrare testimoni di fede e di speranza in questa Holy Land lacerata dalle divisioni.

E’ il caso, per esempio, di Brigitte, inglese, una vita consacrata al Signore nel mondo, prima come educatrice in una casa-famiglia per persone in situazione di disagio ed esclusione sociale a Parigi, poi la decisione di farsi carico direttamente come “mamma” di quattro minori di quelle stesse famiglie in difficoltà.

Non solo; da anni operatrice di pace a distanza per la Terra Santa in quanto collegata a varie associazioni locali promotrici di dialogo e rispetto dei diritti umani (Israeli Committe Against House Demolition –ICAHD-, Tent of Nations, Wi’am). Brigitte ci riporta la sua visita fra le realtà più disastrate dei territori palestinesi, i vissuti di ingiustizia e povertà, l’invito a non tacere sulla realtà dei fatti, ma anche l’impegno di molti per costruire ponti di dialogo e di verità sia tra i palestinesi (musulmani e cristiani) sia tra gli israeliani. Uomini e donne che rifiutano di considerarsi nemici (per noi cristiani dovrebbe valere il paradosso «Amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori») e abbracciano il movimento della non-violenza con l’obiettivo di trasformare dolori e sofferenze in una forza costruttrice di un futuro migliore.

In questi termini, l’orazione quotidiana, intensa e silenziosa di Brigitte nella cappella del beato Charles ci ‘riporta al cuore’ l’importanza della preghiera di intercessione consegnando tutto e consegnandoci tutti nelle Sue mani, confidando nel Signore che porta a compimento l’opera di salvezza.

 

È il caso, anche, della nostra piccola sorella Carla, che ci aggiorna sul suo anno di fraternità a Gaza City dove è stata sorella della popolazione palestinese e volontaria presso il centro delle suore missionarie della carità di madre Teresa che accoglie i bambini poveri  e disabili di famiglie in difficoltà.

Il racconto del quotidiano ci suscita le stesse impressioni della condivisione avvenuta con Brigitte: la testimonianza dell’estrema povertà, il misurar le distanze in check-point anziché in km, le rovine dei bombardamenti di ieri e di oggi, da un lato; dall’altro la voglia e la speranza di pace di tutta la gente ed ancor più dei numerosi giovani, la felicità popolare per la riconciliazione, l’interesse per lo sviluppo educativo (più di 60.000 studenti universitari). Se, speranza e preghiera, potessimo avanzare sul cammino di pace troveremmo allora un territorio di spiagge e di palme che presenterebbe tutte le prerogative per uno sviluppo economico degno di una grande città.

Giovanni Marco