Si è concluso per me da una settimana il Mukhayyam (campo estivo) 2012 con i ragazzi di Sefforis. In realtà l’esperienza è continuata fino al 25 luglio, ma per motivi legati alla mia partenza per l’Italia, ho dovuto interromperlo qualche giorno prima.



Da due settimane ero impegnato in questa avventura un po’ speciale, che mi ha tenuto a stretto contatto con i ragazzi che seguo durante l’anno. Quindici giorni di attività, di svago, di relazioni soprattutto con loro e con il loro mondo. Ormai da tre anni sono inserito nella realtà dell’Istituto Educativo Assistenziale delle suore di sant’Anna e devo dire che con questa dozzina di ragazzi il rapporto è cambiato e cresciuto notevolmente. Dalle iniziali immani fatiche di comunicazione (legate alla lingua) ad una progressiva crescita di conoscenza, di fiducia e di amicizia, tanto che oggi posso dire che in questo periodo, la loro presenza mi mancherà moltissimo.

Ma cosa abbiamo fatto? Il campo estivo, a differenza di quelli ai quali ero abituato nell’ambiente ecclesiale più classico delle parrocchie, consiste in quindici giorni di svago e di attività varie in piscina, in parchi acquatici, a casa,… In tutte queste occasioni ho sempre cercato di stare in mezzo a loro, giocando con loro, facendoli sentire amati il più possibile. Questo credo sia lo scopo principale della mia presenza in mezzo a ai ragazzi.

Tra i luoghi che sono stati lo scenario della nostra esperienza, segnalo particolarmente la piscina di Nazaret nella quale ci siamo davvero scatenati per la maggior parte del tempo. In alcuni giorni abbiamo poi effettuato alcune uscite più impegnative: in particolare quelle ai due parchi acquatici di Tel Aviv e Tiberiade e inoltre quella al giardino zoologico sempre nei pressi di Tel Aviv. La carrellata di foto potranno dare soltanto un’idea di questo periodo stancante ma molto bello, perché come è ovvio, i volti dei ragazzi non possono essere pubblicati in questa sede. È un vero peccato perché i loro sorrisi, i loro sguardi, possono dire davvero molto di più di queste poche righe.

fratel Marco