Quest’anno poca affluenza di gruppi a Nazaret nei giorni prima di Natale. Abbiamo deciso dunque di trascorrere la festa nel luogo dove la memoria della nascita di Gesù è più viva: Betlemme.



Per me, dopo quattro anni di vita in Terra Santa, si trattava della prima volta ed è stata dunque un’esperienza tutta da scoprire. Non è facile neppure descrivere tutte le sensazioni provate, anche perché sono state davvero molte.

Anzitutto la gioia di partire tutti e tre, come fraternità. Abbiamo potuto assaporare in vari momenti la bellezza di incamminarci verso il Signore nella sua città Natale. Anche a Betlemme, l’antivigilia, non abbiamo trovato grandi folle e per questo è stato particolarmente prezioso soffermarsi qualche minuto, quasi in solitudine, nella grotta della Natività.

L’alloggio era presso l’ospitale parrocchia melkita con il suo Abouna Yaqub e consorte. Sì, perché è bene ricordarlo, nel rito melkita (appartenente in pieno alla Chiesa cattolica, quanto quello nostro) sono presenti i preti sposati. È stato bello condividere la sua esperienza e sapere che, alla sera di Natale, avrebbe avuto la cena con tutta la sua famiglia (tra figli e nipoti, 40 persone!).

La gioia ha lasciato anche un po’ di spazio alla preoccupazione per la gente di quella regione, approfondendo la conoscenza della situazione degli abitanti, particolarmente dopo l’ufficiale accoglienza da parte dell’ONU della Palestina come Stato osservatore non membro. Gli stipendi sono fermi da diversi mesi, anche perché Israele non passa da tempo il corrispettivo spettante all’Autorità Palestinese delle tasse pagate dagli abitanti (è Israele infatti a regolare le entrate e le uscite anche dei palestinesi).

Questo potrebbe portare ad esasperare la situazione fino a conseguenze nuovamente drammatiche.

Nel pomeriggio della vigilia numerose sono state le attività e gli intrattenimenti organizzati dai cristiani di Betlemme e dalla municipalità. Tra le tante, la tradizionale processione con gli scout di diverse comunità per l’accoglienza del Patriarca e una rassegna di cori della regione che hanno cantato il mistero del Natale.

Il cuore del nostro pellegrinaggio è comunque stata la celebrazione liturgica della notte nella chiesa di santa Caterina, il luogo dei francescani adiacente alla basilica che custodisce la grotta della Natività. Di quel momento non abbiamo fotografie perché il fotografo concelebrava!

Al termine della Messa, presieduta dal Patriarca Latino di Gerusalemme, Fouad Twal e con la partecipazione di molte autorità, tra le quali Mahmud Abbas (Abu Mazen) e migliaia di fedeli, la tradizionale processione con il bambin Gesù alla Natività. È stato emozionante ripensare a quelle ore in cui Maria dava alla luce il figlio di Dio. In modo così naturale, così umano, in quella città così piccola, normale, divenuta così importante proprio per il mistero del Dio fatto uomo.

La preghiera, in moltissime occasioni è ritornata al tema ed alla questione della pace. Che davvero il bimbo Gesù, il principe della pace, porti questo dono a tutti gli abitanti della sua terra.

fratel  Marco