Dopo la visita ai monti di Gelboe e a Beit-She’an eccoci in viaggio verso Gerico e il Mar Morto.

A circa 10 chilometri da Beit-She’an passiamo il checkpoint ed entriamo in Palestina nelle vicinanze di Bardale e iniziamo a costeggiare, sulla sinistra, il confine con la Giordania, mentre sulla destra scendono i pendii desertici dei monti della Samaria. Siamo davvero fortunati! È la stagione in cui si può ammirare il prodigio della “fioritura del deserto”. Quest’anno poi le piogge sono state particolarmente abbondanti e il delicato tappeto verde trapuntato dagli anemoni in fiore è ancora più affascinante del solito.



La strada ora si snoda lungo la valle del Giordano che, insieme al Mar Morto in cui il fiume si getta, costituisce la depressione più grande del pianeta. Avanzando incontriamo prima piccoli villaggi di beduini sedentarizzati e dediti alla coltivazione di ortaggi e quindi insediamenti ebraici dove gli ortaggi fanno spazio anche a vigne per uva da tavola e a piantagioni di palme da datteri. Questa valle, angusta per un buon tratto, si apre e si incunea tra i monti formando la famosa Valle dei Patriarchi, di cui abbiamo parlato nel viaggio in Samaria quando giungemmo a Sichem. Essa riprende poi le sue caratteristiche fino a Gerico.

GERICO

Eccoci dunque arrivati a Gerico. Città di cui crediamo di conoscere bene la storia, sia per quanto abbiamo letto su di essa, sia per le non poche visite fatte. Tuttavia le notizie le prenderemo dalla recentissima guida edita da PACE (The Palestinian Association for Cultural Exchange) scritta da Adel Yahya e Chiara De Cesari.

Gerico è considerata la più antica città del mondo e, poiché è posta a 250 metri sotto il livello del mare, è anche la più bassa. È conosciuta anche come “Città delle Palme” o “Giardino di Dio” e sorge al centro di una splendida oasi dalla vegetazione lussureggiante il cui verde intenso contrasta fortemente con il colore ocra rosato delle montagne desertiche circostanti.

Nel corso della sua lunghissima storia di 10000 anni senza soluzione di continuità il baricentro della città si è spostato più volte. Allo stato attuale delle ricerche esistono almeno quattro siti storico-archeologici: l’Antica Gerico o Tell El-Sultan, la Gerico Ellenistico-Romana o Tulul Abu Al-calayq, la Gerico Bizantina ed Islamica e la Gerico Moderna.

Vediamo di ogni epoca le notizie più interessanti.

Gerico Antica o Tell El-Sultan

È il sito famosissimo e più visitato. Si tratta di una collina (Tell) situata a 2 chilometri a nord-ovest dal centro della città. In questa area a partire dagli anni 8500 a.C. si insediano gruppi di cacciatori-raccoglitori nomadi, dando vita ad un abitato che nel corso dei secoli raggiungerà le dimensioni di 4 ettari per alloggiare circa 3000 abitanti il cui sostentamento è dato dall’agricoltura, dall’allevamento di caprini e ovini, dalla famosa caccia alla gazzella e dal commercio di materie prime come il sale e il bitume estratti nei pressi del Mar Morto.

Tra le rovine del Tell si possono ammirare le grandi opere edilizie neolitiche: mura in pietra alte almeno 6 metri, il fossato antistante le mura, la grande torre megalitica alta circa 8 metri e larga altrettanto con al centro una delle più antiche scale conosciute, che porta dalla base alla cima del torrione. Costruite migliaia di anni prima delle piramidi queste fortificazioni sono indice dello sviluppo raggiunto da questa popolazione.

La città fu distrutta da un grande incendio nel 2300 per risorgere nel periodo del Bronzo Medio (2000-1550 a.C.) e come difesa approntò giganteschi terrapieni in sostituzioni delle mura in mattoni, più fragili di fronte alle nuove macchine da guerra.

La Bibbia narra la conquista e la distruzione di Gerico da parte degli Israeliti (Gs 6). Negli scavi non è stato possibile rintracciare segni di tale evento. Nella Bibbia si ricorda più tardi anche il miracolo del profeta Eliseo che rese potabile una delle più grandi sorgenti dell’oasi, che sgorga vicino al Tell, e che tutti conoscono con il nome di “Sorgente di Eliseo”, in arabo “cAin Es-Sultan” (2Re 2,19-22).

Gerico Ellenistica-Romana o “Tulul Abu Al-cAlayq”

Dopo la distruzione operata dagli Israeliti Gerico rimase a lungo disabitata e quando riprese vita non riuscì a decollare. Anche dopo l’esilio babilonese fu solo un piccolo villaggio.

Furono gli Asmonei prima ed Erode poi a ridare grande importanza alla città che però non si sviluppò presso l’antico sito ma più a sud-ovest sulle due rive del Wadi Al-Qelt. È nella nuova Gerico che vanno ambientati i due episodi evangelici del cieco miracolato (Lc 18,35-43) e di Zaccheo (Lc 19,1-10).

Di questo periodo si possono visitare i resti delle residenze della dinastia asmonea e soprattutto quelle costruite da Erode. È importante quanto rimane del terzo palazzo, il più sontuoso dei tre.

Gerico Bizantina e Islamica

Si estendeva nella zona oggi occupata dalla città moderna.

Nel IV secolo d.C. per la folta presenza cristiana fu sede vescovile e ricca di chiese e monasteri. Ancora oggi, lungo la bretella stradale che circonda l’oasi, si più ammirare il bel monastero e la chiesa di san Gerasimo ricostruiti sulle rovine del primo insediamento monastico. Sempre nelle vicinanze della città vi sono i resti della sinagoga di Nacram e quella di Shahwn, entrambe del VI secolo d.C. , e quelli della grandiosa residenza del Califfo Hisham Ibn Abd Al Malik, famosa soprattutto per la sua decorazione architettonica e musiva.

Gerico Moderna

Dopo i primi secoli islamici e il breve periodo crociato Gerico tornò nell’ombra. L’oasi riprese vita nel secolo scorso durante il periodo in cui fece parte del Regno Giordano. Durante la guerra israelo-palestinese del 1948 attorno alla città sorsero 4 campi-profughi per accogliere più di 100000 palestinesi provenienti da città e villaggi a ovest di Gerusalemme, per poi fuggire nuovamente verso la Giordania durante la guerra del 1967.

Oggi gli abitanti di Gerico sono circa 20000. La vita, dopo la seconda intifada del 2000 e gli anni difficilissimi che sono seguiti, sta riprendendo una certa sicurezza grazie alla rinnovata produzione di agrumi e datteri, famosissimi da sempre, e alla forte ripresa del turismo religioso e culturale.

 

Non si può terminare il discorso su Gerico senza presentare ancora due luoghi da non dimenticare: il Monte della Quarantena (Jabal Qutuntul) e il sito del Battesimo di Gesù.

Il Monte della Quarantena

Con i  suoi 350 metri di altezza sovrasta Gerico e attira l’attenzione di tutti perché la tradizione vuole che quassù Gesù abbia passato i 40 giorni di digiuno e la preparazione all’annuncio del Vangelo.

Una fonte del IV secolo d.C. riferisce che nelle grotte di questa montagna in quel periodo erano così numerosi i monaci che vi abitavano che il luogo sembrava una città. Tra di essi vi era anche Caritone, uno dei famosi fondatori del movimento monastico. I crociati poi vi costruirono un vero e proprio monastero di cui oggi poco rimane. Quello odierno, a cui si può accedere sia per un sentiero che si inerpica fin lassù, sia tramite la funivia installata nel 1999 e che parte da vicino al Tell Es-Sultan, risale alla fine dell’800. La visita del monastero è assolutamente da non perdere.

Il sito del Battesimo

A 8 chilometri ad est di Gerico si trovano, presso il Giordano, i luoghi che ricordano l’entrata degli Ebrei nella Terra Promessa (Gs 3,1-4,24), il passaggio miracoloso di Elia accompagnato da Eliseo prima di essere rapito in cielo (2Re 2,1-14) e il battesimo di Gesù (Mt 3,13-17).

Fin dal IV-V secolo i pellegrini si recavano in questo luogo per fare memoria di tali avvenimenti e molti erano i catecumeni che qui venivano battezzati. Giustiniano aveva costruito una fortezza a protezione dei pellegrini a circa un chilometro dalla riva. Sulle sue rovine poi sorse il monastero di san Giovanni Battista. Al suo interno si conservano ancora mosaici della chiesa bizantina del V secolo e sculture di diverse epoche. Nella zona erano nati anche altri luoghi di preghiera.

I problemi susseguenti la guerra del 1967, dovuti soprattutto al fatto che Israele considera questo sito facente parte della zona militare, con la conseguente assai limitata possibilità di accesso, ha spinto moltissimi pellegrini a recarsi in Giordania dove, sulla sponda orientale del fiume giustapposta a questo luogo e anch’essa piena di ricordi sacri, l’archeologo francescano padre Michele Piccirillo alcuni anni fa fece delle scoperte straordinarie dando vita a un sito archeologico in piena sintonia con il vangelo di Giovannni (Gv 1,19-34) e con la carta musiva di Madaba.

Dal 2012 tuttavia molte restrizioni all’accesso sono venute meno al di qua del Giordano e così anche il sito di Gerico sta riprendendo vita, come dimostrano anche le fotografie della Festa del Battesimo a cui abbiamo partecipato proprio nel 2012.

fratel Alvaro