In questi giorni mio papà mi ha scritto una breve lettera di cui mi ha colpito tantissimo il contenuto. Mi ha raccontato che nella vigilia della festa della mia professione si sono riuniti in famiglia insieme ad alcuni vicini di casa e amici per pregare il Rosario e raccomandare al Signore la comunità, in particolare Roberto ed io, in questi giorni di grande gioia. Pur nella distanza hanno seguito la nostra festa da vicino con le loro preghiere.

É molto bella questa comunione che c’è tra le nostre famiglie e noi e, senza dubbio, posso dire che da quando sono partito da casa è cresciuta invece che diminuire; mi piace pensare che questa sia già una grazia del Signore, sentire vicino coloro che sono lontani.

Scrivo queste righe proprio dopo aver telefonato a casa per salutare i miei e lo faccio per condividere, anche se brevemente, qualche impressione di questi giorni pure con gli amici che seguono le nostre attività attraverso il sito.

Ebbene, sono già passati alcuni giorni dalla professione e ancora sono emozionato, perché offrire la vita al Signore dovrebbe emozionarci ogni giorno di più dato che è lui che si dona a noi chiamandoci a seguirlo da vicino e noi cerchiamo di essere riconoscenti a Lui donandogli l’unica cosa che ci appartiene, la  nostra vita. Oggi sembrerebbe a tanti che la vita religiosa sia qualcosa che ci ruba la nostra vita e la nostra libertà e invece non è così perché… quanta vita c’è in Dio! Quale libertà troviamo abbandonandoci alle sue mani completamente! Lo ha detto Lui, “chi perde la sua vita per causa mia, la troverà”.

A volte penso e ripenso ai momenti della professione, con tutti i dettagli, la chiesa all’aperto, la gente, i fratelli, l’emozione, tutte cose che rimangono nella memoria e nel cuore e si vorrebbe che fossero eterni, ma penso anche che quello sia stato solo l’inizio di un grande cammino verso il grande incontro con Dio, incontro che noi vogliamo anticipare con la nostra consacrazione a Lui, con il nostro desiderio di appartenere solo a Lui. Mi rendo conto che è una cosa da portare avanti ogni giorno, con i piedi ben messi sulla terra e lo sguardo fisso in Gesù. Mi viene spontaneo pregare per chiedere al Signore di accompagnarmi in questo cammino verso Lui, e allo stesso tempo dire grazie a tutti quelli che ci hanno accompagnato nello spirito e a tutti quelli che sono venuti anche da lontano per partecipare a questo “triduo di grazia”.

Fratel Jonathan